Neonata morì subito dopo il partoMedici di Vimercate a processo

Neonata morta a Vimercate«Dovete condannare i medici»

Vimercate – Un ginecologo ed un’ostetrica dell’ospedale di Vimercate a processo per la morte di una neonata, avvenuta il 20 luglio 2007, quattro giorni dopo il parto. Un dramma, quello vissuto da una coppia di genitori monzesi, lui 39 anni, lei 40, a cui segue ora un pesante strascico processuale davanti al giudice Patrizia Gallucci, del tribunale del capoluogo. Secondo le accuse, il dottore, un ginecologo ultrasessantenne di Agrate, e l’ostetrica, una 38enne della provincia di Lecco, entrambi di turno in occasione del ricovero della partoriente monzese, sono responsabili della morte della bimba, avvenuta per aver aspirato grandi quantità di sangue e liquido amniotico, al termine di un intervento con taglio cesareo. Un parto caratterizzato dalla rottura dell’utero nel corso del travaglio e, sempre secondo il capo di imputazione, da “gravi ritardi”.

I due non avrebbero adeguatamente monitorato e sorvegliato la paziente nell’evoluzione del travaglio, trascurando segni “altamente suggestivi” della rottura dell’utero della partoriente. La bimba si sarebbe potuta salvare, sempre stando alle tesi dell’accusa, con una decisione più tempestiva di procedere al cesareo, che in questo caso sarebbe stato invece “tardivo”. Il travaglio, inoltre, sarebbe stato accelerato mediante somministrazione di ossitocina, ma in dosi e modalità non corrette. Quello che ha colpito dell’udienza celebrata lunedì, a parte il racconto drammatico della madre, è stata la circostanza riferita dal padre, in base alla quale il ginecologo imputato, avrebbe lasciato la donna in sala parto nel momento più drammatico del travaglio, quando cioè la stessa era svenuta per il dolore, dovuto probabilmente alla rottura dell’utero.

“Le infermiere hanno sollevato le gambe di mia moglie, che ha ripreso conoscenza- secondo la deposizione agli atti del processo- il dottore si è affacciato nella stanza (senza camice e con la borsa in mano, ha aggiunto lunedì davanti al giudice) e non ha potuto dare una mano dicendo che aveva un appuntamento”. Lunedì ha testimoniato un collega del ginecologo, il medico che ha seguito la madre durante la gravidanza: “Ho saputo di quanto era successo, ma non ho guardato la cartella clinica; ho chiesto spiegazioni, e mi è stato riferito che il dottore era impegnato in un altro intervento; mi ha detto che l’ossitocina è stata data dall’ostetrica senza il suo assenso”. Circostanza, quest’ultima, su cui non convergono le versioni di testimoni e imputati. Si torna in aula il primo febbraio, per ascoltare il consulente tecnico dell’accusa.
Federico Berni