Muggiò, il bar Rabel contrattacca:fracassoni noi? Ma per favore…

Muggiò, il bar Rabel contrattacca:fracassoni noi? Ma per favore…

Muggiò «Regaliamo solo emozioni e non fracasso». È una battuta ma non troppo quella di Manuel Abd Elmalek, titolare del bar Babel in via Montegrappa. «I miei clienti non sono dei fracassoni e il mio locale non è un ritrovo dei maleducati». È fermo Manuel, 26 anni da 8 mesi alla guida del Babel, nel difendere non solo la sua clientela ma anche l’atteggiamento «sempre corretto» mostrato durante la sua gestione.

Eppure c’è ancora tra i condomini del palazzo soprastante, chi nelle scorse settimane ha puntato il dito contro gli schiamazzi notturni e i ritrovi chiassosi proprio davanti all’ingresso del locale. «Nel fine settimana chiudo alle 2 di notte e non certo all’alba come è stato riferito da qualche. Davanti al mio bar c’è un ampio parcheggio e capita che qualcuno lasci qui la macchina per poi andare a trascorrere la serata a Milano – spiega Manuel -. Mi raccontano che quando poi tornano verso le 4 del mattino a riprendere l’auto, qualcuno si fermi ancora per due chiacchiere, ma io non posso farci nulla».

Un rapporto difficile quello con i residenti e con un condomino in particolare, che il giovane titolare del Babel ha ereditato dai suoi predecessori. Da sette anni, infatti, esiste il bar in via Montegrappa. «Chi ha comprato un appartamento qui sapeva benissimo che sotto avrebbe aperto un bar», precisa Abd Elmalek.

L’ultimo (e unico) incontro con uno dei condomini più arrabbiati risale a tre mesi fa. Poi più nulla se non un paio di segnalazioni ai carabinieri. «Mi dispiace che non si possa discutere civilmente con queste persone – continua Manuel – io sono disposto a un incontro con chiunque. Desidero solo poter lavorare senza creare problema ad alcuno, nel rispetto delle regole come ho sempre fatto. Ci tengo a precisare – aggiunge il giovane – che a mio carico non risulta alcuna denuncia, e sfido chiunque a provare il contrario».

Quello di aprire un locale tutto suo è un sogno che il giovane barista di origine egiziana coltiva da tempo, da quando lui stesso frequentava il bar di via Montegrappa da cliente. Oggi ben conosce i problemi ma anche le grandi potenzialità del suo locale.

«Ho voluto caratterizzarlo da subito, selezionando in un certo senso la clientela, decidendo anche di eliminare le macchinette – racconta -. Io poi sono il primo a invitare i miei clienti, che conosco quasi tutti personalmente, ad abbassare la voce quando si trovano all’eterno del locale, ma non posso certo fare il carabiniere, piazzandomi tutta notte nel parcheggio».
Sarah Valtolina