Muggiò: Franco Riboldi,il «mago» dei modellini

Muggiò: Franco Riboldi,il «mago» dei modellini

Muggiò Un gozzo ligure, Luna Rossa e un sottomarino U-Boot XIII. E ancora una baleniera, una gondola veneziana, una nave da guerra, una Fuji rompighiaccio. Tutto in scala. Non bisogna recarsi in un porto per ammirare queste imbarcazioni, bensì a casa di Franco Riboldi, sessantenne muggiorese, elettricista in pensione, appassionato di modellismo.

C’è tanto mare in questo hobby, che lo accompagna da quarant’anni, da quando scoprì i primi modelli con un cugino, le classiche scatole da montaggio, che ben presto Riboldi ha abbandonato per intraprendere qualcosa che si è poi rivelato più di un passatempo, quasi un arte raffinata – un cocktail di pazienza, precisione e fantasia, che per lui inizia con la ricerca del materiale per costruire le sue barche – che da allora lo ha portato a realizzarne almeno una cinquantina.

Un passione testimoniata anche da vent’anni di pesca subacquea. «Per i miei modelli mi ispiro a disegni e a fotografie che vedo sulle riviste – ha spiegato Riboldi – e le realizzo senza acquistare nulla di già preconfezionato. Costruisco tutto: dall’intelaiatura allo scafo, dalle vele ai particolari».

Legno, plastica, rame, fili elettrici, ottone sono gli ingredienti principali che prendono forma e vita nel laboratorio di Riboldi, tra trafori elettrici, troncatrici, trapani, torni e taglierine circolari, colla e colori acrilici: «In realtà il mio lavoro da elettricista – ha raccontato – non mi ha dato competenze utili per questo hobby, ma avendo lavorato per tanti anni a contatto con falegnami di Lissone, avendoli guardati e osservati, ho imparato il mestiere. Poi la capacità più importante sta nel riuscire a capire e a trasformare in un’opera concreta dei disegni che spesso non sono in scala».

Una passione che tiene Riboldi in laboratorio anche per mezze giornate, soprattutto in inverno: «Prima lo facevo soltanto nei ritagli di tempo, la sera. Adesso ne ho molto a disposizione, e per realizzare ogni modello impiego in media dai tre ai cinque mesi». E il lavoro non è mai identico, ma cambia a seconda dell’imbarcazione: «Non sempre – ha proseguito – il modellino riesce subito: alcuni pezzi sono da buttare via e da rifare. Ed è la cura dei dettagli e dei particolari a darmi una certa soddisfazione: probabilmente perché sono la parte più difficile da realizzare».

Non solo navi, però: il modellino di un vecchio tram milanese è un capolavoro. E se si chiede a Riboldi quale sia l’opera che ama di più, non risponde un’imbarcazione: «È la casa di bambole che ho fatto per mia figlia, quando era bambina. È un po’ vissuta, ci ha giocato parecchio», sorride.
Luca Scarpetta