Mortale, parla uno dei genitori:«Ore senza sapere di nostro figlio»

Arcore – «Mio figlio ha fatto l’incidente alle 5 del pomeriggio, ma noi l’abbiamo saputo solo alle 5 del mattino, dopo 10 ore di apprensione e di telefonate a tutti gli ospedali della zona. Aveva detto che sarebbe stato fuori solo una mezzoretta e all’ora di cena non tornava, non rispondeva al telefono, è stato terribile. Solo dopo un milione di tentativi telefonici agli amici, anche in piena notte, siamo riusciti a capire cosa era successo».

Le parole sono di Maurizio S., il padre di uno dei due diciassettenni che due sabati fa sono rimasti vittime dell’incidente avvenuto in via Buonarroti, dove ha perso la vita il diciottenne Daniele Addesa. Oggi, il figlio di Maurizio S., Marco, residente in via Gilera, sta meglio, ma è ancora ricoverato presso il Niguarda di Milano, dove è stato trasportato in gravi condizioni dall’elicottero. «Ha preso un colpo alla testa -ha spiegato mamma Giovanna- ha rotto il naso, subito una commozione cerebrale, picchiato violentemente i denti e l’occhio. I primi giorni aveva un aspetto così sconvolgente che lo guardavo solo dal lato del viso meno coinvolto».

Nei giorni scorsi il ragazzo è uscito dal coma farmacologico, ma è ancora sotto morfina e dice di avere dolori ovunque. Nel letto dell’ospedale, ormai fuori dalla rianimazione, non ricorda nulla dell’accaduto. «A me ha detto addirittura di essere stato investito davanti a casa», ha raccontato il papà. A disorientare il ragazzo non è solo il trauma, ma anche quell’ematoma che deve ancora riassorbirsi e che talvolta lo fa straparlare. E’ una questione di tempo, hanno detto i medici, poi ci vorrà la riabilitazione, insomma, il minorenne potrebbe averne anche per un anno, prima di riprendersi del tutto. Ma almeno è vivo. Come è vivo il coetaneo che con Marco si trovava sul sedile posteriore dell’Alfa al momento dell’impatto.

«Ci siamo visti con i suoi genitori -ha spiegato la mamma di Marco- anche lui sta meglio. Aveva avuto qualche complicazione, ma dopo l’incidente era cosciente, pare abbia telefonato proprio lui ai soccorsi». I frammenti di ricordi delle persone coinvolte ricostruiscono molto frammentariamente l’accaduto. E’ tutto da accertare, ma pare che il diciottenne alla guida scherzasse con brusche manovre e velocità sostenuta, mentre i diciassettenni (conosciuti solo una settimana prima) chiedevano di smettere. Poi il testacoda e lo schianto. «Anche i genitori del conducente ci hanno fatto visita diverse volte in ospedale -ha detto la mamma di Marco- la sofferenza del padre si vede. Però quel ragazzo in quattro mesi di patente è rimasto con 6 punti. A 18 anni spesso non sono maturi, bisogna togliergli le chiavi».
Valeria Pinoia