Mezzo secolo di Rolling stonesMick Jagger ora parla brianzolo

“Comè on sass borlant”, ovvero "Like a Rolling Stones". A cinquant'anni esatti dalla prima esibizione in pubblico di Mick Jagger e gli altri, il 12 luglio 1962, al Marquee Club di Londra, una nuova raccolta riscritta e riadattata alla maniera brianzola. Firmata Renato Ornaghi.
Mezzo secolo di Rolling stonesMick Jagger ora parla brianzolo

Monza – L’occasione era troppo allettante, la ricorrenza quasi obbligatoria. Dopo aver riscritto i Beatles in lengua mader, Renato Ornaghi, professionista con la passione per il rock e il dialetto, ci ha preso gusto. È nato così “Comè on sass borlant”, ovvero Rolling Stones. A cinquant’anni esatti dalla loro prima esibizione in pubblico, il 12 luglio 1962, al Marquee Club di Londra, Ornaghi rende omaggio a Jagger e compagni con una nuova raccolta riscritta e riadattata alla maniera brianzola.
La plaquette, sedici titoli pubblicati a tiratura limitata dall’Opificio monzese delle pietre dure, arricchita dalle immagini psichedeliche del pittore lecchese Roberto Alquati, viene presentata giovedì 12 luglio, nello showroom Molteni & C in via Manzoni 20, in collaborazione con la libreria Lettori golosi. Dopo due raccolte dedicate ai testi dei Fab Four e una nata per celebrare gli Stones, quello che Ornaghi ha sempre pensato è diventato certezza: l’idioma brianzolo si adatta perfettamente alle sonorità della lingua inglese e non solo, ai ritmi incalzanti del rock’n roll.
«Per dirla con Hegel, la tesi sono stati i Beatles, i Rolling Stones non potevano che essere l’antitesi, la sintesi è sempre la stessa: il dialetto brianzolo, la lengua», racconta l’autore. Se i ragazzi di Liverpool raccontavano di un mondo che ricordava, per certi aspetti, l’orizzonte provinciale e operoso della Brianza, con gli Stones sono crollate illusioni e fantasie. Non ci sono più i praa de magioster ma i temi attuali della crisi e delle contestazioni, quelle di oggi, degli imprenditori in ginocchio, e quelle di ieri.
Il manifesto musicale di allora fu “Street fighting man”, scritto da Jagger di ritorno dal maggio parigino, che oggi diventa “Lombard in strada”. Non solo crisi ma anche il gioco alle slot machines, diabolicamente legati soprattutto quando la crisi urla di più, raccontati nell’incalzante “Tublin’ dice”, diventata “Macchinett”.
«La stella polare che i Rolling Stones ci indicano per non smarrirci del tutto nei labirinti del terzo millennio sta proprio nel loro simbolo: la lengua – sostiene Ornaghi -. Nella difesa a oltranza di un idioma rimasto ultimo baluardo di una gente precipitata così male e a capofitto nel mondo globalizzato, per la quale le sobrie scampagnate di pasquetta sul lago di Pusiano o in riva al Segrino sono state soppiantate rapidamente dai canonici sette giorni di vacanza all inclusive a Sharm o a Tenerife. Tiremm fora la lengua, per non perdere del tutto la bussola, per continuare a vivere questo presente non ripiegandoci in un passato ormai sepolto, ma lanciandoci a costruire la nostra futura identità brianzola, tenaci e forti comè sass borlant». In attesa di un nuovo sodalizio musicale e linguistico tra la terra di Teodolinda e la lingua di sua maestà.
Sarah Valtolina