Verano – «Un uomo conosciuto il tutto il mondo che ha deciso di proseguire la sua vita normale». Così l’astronauta veranese Paolo Nespoli ricorda il collega Neil Armstrong, morto sabato all’età di 82 anni. Del primo uomo che il 20 luglio del 1969 mise piede sulla Luna, il cinquantaquattrenne ingegnere brianzolo che tra il dicembre 2010 e il maggio 2011 ha trascorso circa sei mesi nello spazio, sulla Stazione spaziale internazionale dove già era stato nel 2007 per una missione di breve durata, dice: «Il mio sogno di fare l’astronauta è nato guardando gli astronauti sulla Luna, non solo nella missione dell’allunaggio ma in tutte le altre».
E ricorda: «Ho conosciuto Armstrong nel 1999, quando è venuto alla Nasa per fare una lezione alla mia classe di astronauti. Ci ha parlato per due ore, dicendosi in sostanza che si riteneva una persona del tutto normale. Dava l’idea di essere una persona buona, aperta e tranquilla, forse anche un po’ in contrasto con altri astronauti dei suoi tempi’». Dell’eroe americano Nespoli, astronauta italiano con il record di permanenza nello spazio, ricorda soprattutto che «diceva di essere contento di essere stato di aiuto alla comunità nel raggiungere un grande obiettivo. Forse non sarebbe male per tutti ricordare che quell’uomo conosciuto in tutto il mondo ha deciso di proseguire la sua vita normale». All’epoca dello sbarco sulla Luna, Nespoli era un dodicenne che viveva a Verano e frequentava la scuola media dove appena può ritorna per ricordare ai ragazzi di oggi l’importanza di coltivare i propri sogni. Lo scrive anche nel suo libro, “Dall’alto i problemi sembrano più piccoli”, una raccolta di lezioni di vita imparate dallo spazio, pubblicato da Mondadori il mese scorso. Nell’introduzione, scrive: «Da bambino guardavo gli astronauti saltellare sulla Luna e li immaginavo tutti geni, supereroi, dei superman infallibili. Da grande avevo deciso di essere anch’io come uno di loro, provare le loro sensazioni, varcare l’impossibile. Poi sono cresciuto e ho scoperto di fare molta fatica a imparare, a dover ripetere le cose tante e tante volte prima di poterle fare decentemente, a non poter fare a meno di commettere errori, e più mi concentravo per essere preciso, più sembrava sbagliassi».
Così la decisione di buttare nel cassetto, assieme ai giochi di bambino, anche il sogno di seguire le orme di Armstrong. «Oggi però – continua Nespoli nel suo libro – so che mentre sbagliano quelli che considerano gli astronauti tanto dei geni quanto dei superman, so anche che sbagliavo a mia volta nel considerare l’andare nello spazio una meta per me impossibile». Nespoli ha guardato avanti e ha puntato sempre in alto, verso quelle stelle che, come non si stanca mai di ripetere, «non sono poi così lontane». Ha avuto un grande maestro, dopotutto, che gli ha insegnato l’enorme potere di un piccolo passo e ha dimostrato, a lui e al mondo intero, che niente è impossibile.
Alessandra Botto Rossa
«Ma noi non siamo supereroi»Il libro dell’astronauta Nespoli
Ricorda Neil Armstrong morto una settimana fa e soprattutto racconta che cosa ha imarato dallo spazio. Per esempio che ''dall'alto i problemi sembrano più piccoli'', come recita il suo libro appena pubblicato da Mondadori. L'astronauta Paolo Nespoli si racconta e avverte: non siamo supereroi.