L’Aquila, anniversario «apolitico»Don biassonese: basta passerelle

Una fiaccolata per ricordare il sisma del 6 aprile 2009 ieri sera a L'Aquila. Oggi santa messa alla presenza del Presidente Napolitano (e nessun altro politico), nella chiesa di Santa Maria di Colle Maggio. Ci sarà anche don Alberto Fossati, biassonese, all'Aquila dal 2007.
L’Aquila, anniversario «apolitico»Don biassonese: basta passerelle

Biassono – Una fiaccolata per portare al cuore il tragico evento del 6 aprile 2009. Mercoledì 6 aprile è il secondo anniversario del terremoto dell’Aquila. È anche il primo giorno della memoria dedicato alle vittime delle catastrofi. Dalle 23 di questa sera, martedì, partirà una fiaccolata per le vie dell’Aquila che giungerà alle 3.32 – ora della terribile scossa del 2009 – in piazza Duomo. Domani mattina, mercoledì 6 aprile, si terrà la santa messa alla presenza del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano (e nessun altro politico), nella chiesa di Santa Maria di Colle Maggio.

«Sarebbe bello se sull’Abruzzo calasse il silenzio – dice don Alberto Fossati, biassonese all’Aquila – Un modo per onorare i morti e rispettare la sensibilità di una città stufa di parole, figuranti televisivi, falsi esperti e imbroglioni. Gli aquilani veri resteranno zitti: la fiaccolata per ricordare la terribile scossa delle 3.32, percorrerà le vie della nostalgia in punta di piedi, con occhi e cuori gonfi di struggente dolore. Rispettiamo questo silenzio. Quante vittime, quanti giovani si sarebbero potuti salvare? Pensiamo a loro. Alla gente morta anche per l’egoismo e la leggerezza di altri uomini. Il punto sulla ricostruzione va fatto, certo. Vanno criticate le omissioni, i ritardi, le responsabilità. Ma con il rigore dei fatti. Le tragedie non possono diventare argomenti di contesa politica. Bisogna evitare che questo anniversario diventi una passerella. Del terremoto parliamone dal 7 aprile. E promettiamo di farlo fino a quando l’ultima pietra non sarà a posto».

Cinquantacinque i giovani morti e 37mila le persone che hanno ancora bisogno di aiuto e assistenza. Don Alberto ci spiega come ben 9mila aquilani, abbiamo riparato le vecchie case tornandoci a vivere. In molti stanno riavviando le loro attività con i propri soldi e tanti sacrifici.

«Ma questo non basta – spiega il sacerdote biassonese all’Aquila dal 2007 – È ferma la ricostruzione pesante. il centro storico è ancora imbalsamato come quella terribile notte. La rimozione delle macerie è solo agli inizi. Io come migliaia di aquilani, abbiamo nelle orecchie le urla di quella notte, il vento che spazza via gli affetti, i rumori agghiaccianti della terra che trema. Per un giorno facciamo in modo che queste cose possano essere riascoltate senza clamori. Non basta ricostruire l’Aquila come prima, ma bisogna saper “rileggere” la città».
Erica Sironi