L’analisi dell’elezione di FrancescoLarga maggioranza per il Papa

Ottanta, novanta, anzi di più. Dopo il toto-Papa, il totovoto. Quante preferenze ha raggiunto il cardinale Jorge Mario Bergoglio eletto Papa con il nome Francesco? Ben oltre i 77 richiesti dal quorum dei 115 elettori. Ad Angelo Scola sono mancati i voti degli italiani.
L’analisi dell’elezione di FrancescoLarga maggioranza per il Papa

Monza – Ottanta, novanta, anzi di più. Dopo il toto-Papa, il totovoto. Quante preferenze ha raggiunto il cardinale Jorge Mario Bergoglio eletto Papa con il nome Francesco? All’indomani della fumata bianca, come sempre accade, scattano le ricostruzioni del Conclave.
Quel che è certo è che – conferma il cardinale Giambattista Re – Bergoglio non ha raggiunto una maggioranza risicata, ma una grande maggioranza. Secondo il vaticanista de «La Stampa», Giacomo Galeazzi, al primo scrutinio «Bergoglio aveva ottenuto subito il maggior numero di voti. Però al primo scrutinio i consensi erano troppo sparpagliati per delineare un quadro realmente indicativo. Si trattava comunque di un campanello d’allarme per l’arcivescovo di Milano, il cardinale Angelo Scola, accreditato di tali chance di vittoria».

«A sbarrare a Scola la strada verso il Sacro Soglio – aggiunge Galeazzi – è stata la confluenza di due cordate e di due ordini di valutazioni: quella extraeuropea (e soprattutto sudamericana) intenzionata a portare per la prima volta il papato fuori dal Vecchio continente, e quella curiale dei nemici-alleati Bertone e Sodano, irriducibilmente ostili a Scola».
Per Galeazzi, «Ruini, pur stimando Scola, non ha dato indicazioni di voto a suo favore ai conclavisti come l’australiano Pell, che hanno chiesto di potergli fare visita prima del Conclave. Insomma, i 28 elettori italiani non hanno remato tutti nella stessa direzione e così hanno vanificato la possibilità di riportare un loro connazionale sul Soglio di Pietro».

Inoltre, «il nome di Jorge Bergoglio, argentino, Papa Francesco, uscito sulla scia della fumata bianca di ieri sera, è figlio non di un cambio di maggioranze rispetto al 2005, ma di una fase completamente nuova che spazza via vecchi paradigmi e vecchie divisioni tra conservatori e progressisti. E conferma quanto fosse vero che la pattuglia italiana, forte numericamente, non poteva imporsi perché divisa».

Ipotesi diversa quella di Franca Giansoldati per «Il Messaggero », per la quale l’elezione di Papa Francesco è il frutto di una mediazione tra i cardinali favoriti, tra cui l’italiano Angelo Scola. Perché non è stato eletto proprio Scola? Si dice che, probabilmente, il favorito Scola non era affatto entrato con cinquanta voti, ma con molti meno, «altrimenti non avrebbe fatto molta fatica ad arrivare ai 77 voti», numero utile per essere eletto. Cosa è successo allora? «Gli elettori nelle due votazioni di mercoledì mattina, vedendo che nessuno dei favoriti riusciva a staccare gli altri, e a far convergere su di sé gli indecisi, a pranzo hanno deciso di puntare su un outsider.

E la scelta è caduta su Bergoglio, un vero outsider». L’altra scelta era anche quella di O’Malley ma a pesare su di lui, riporta «Il Messaggero», potrebbe essere stata la provenienza e la nazionalità americana. Il Conclave, insomma, partito con una sorta di spareggio tra due candidati ritenuti più forti – Scola e Scherer – ha prodotto un risultato a sorpresa, frutto di uno sconvolgimento dei fronti in campo e di una soluzione in qualche modo di mediazione e «compromesso».