Lambro, specialisti rivelano:«Quegli assorbenti non servono»

Monza – «Le panne assorbenti che stanno utilizzando sul Lambro non sono adatte ad assorbire il petrolio». È un’azienda per servizi di consulenza internazionale a lanciare l’allarme, dopo avere appreso dai telegiornali in quale modo si stava operando per ripulire il fiume. Si tratta di un’impresa con sede legale a Monza, specializzata nella fornitura di studi e servizi relativi a salute e sicurezza, prevenzione e gestione del rischio, ambiente, ricerca e fornitura di specialisti nel settore. Un’osservazione che, almeno in un primo momento, non è stata recepita da chi sta gestendo la crisi, anche per via del classico stato di confusione che in queste ore convulse sta caratterizzando l’emergenza.

«Volevamo soltanto dare una mano, offrendo la nostra consulenza gratis – ha fatto notare uno dei dirigenti che, non desiderando pubblicità gratuita, ha preferito l’anonimato per sé e per l’azienda che rappresenta – Siamo stati rimbalzati da un responsabile all’altro, infine ci è stato detto che la nostra proposta non interessava: ritorniamo all’Italia degli anni Sessanta, dove ognuno passa la pallina a qualcun altro e questo rappresenta il limite del livello di responsabilità».

L’azienda monzese, che lavora in Usa, Africa e Medioriente, ha sollevato poi la questione della professionalità «che – dicono – non è quella che stiamo vedendo in questo momento. Noi lavoriamo sulla fuoriuscita di petrolio nei fiumi e in mare aperto, abbiamo a disposizione un team che in Italia non esiste e che potrebbe venire apposta dagli Usa, avevamo proposto un nostro consulente per un primo monitoraggio per pianificare immediatamente un «emergency response»: volevamo soltanto dare una mano».

Un po’ sorpreso Sergio Castelli, dirigente del settore Protezione civile della Provincia di Monza e Brianza contattato dall’azienda: «Il conferimento di questo genere di incarichi – ha spiegato – non è di nostra competenza, se ne occupa il settore Ambiente. La Protezione civile sta lavorando all’interno di un’unità di crisi, sulla base di indicazione che provengono dall’alto: insomma certe decisioni non spettano a noi, che forniamo mezzi e volontari». Castelli spiega inoltre che lo stesso tipo di confusione si era verificata nelle ore successive al terremoto in Abruzzo: «Mi telefonavano persone pronte a partire, ma non è che potessimo mandare là tutti. In questi giorni poi molte ditte di consulenza ambientale si sono offerte per aiutarci, altre le abbiamo contattate noi. Circa le panne assorbenti, se questa azienda conosce dei metodi migliori non ci sarà sicuramente preclusione, ma è il settore Ambiente ad occuparsene».
Luca Scarpetta