Seregno – La macchina dei soccorsi attivatasi mercoledì scorso per salvare la vita al piccolo Massimo Castello è stata davvero efficace? Alle versioni di Giacinto Mariani e Maurizio Bottoni, rispettivamente sindaco di Seregno e presidente di Aeb, la società che ha in gestione il centro natatorio dove è avvenuta la tragedia, fa da contraltare quella del personale di Seregno soccorso, intervenuto sul posto per cercare di rianimare il bambino e per condurlo poi all’ospedale di Desio. «Abbiamo viaggiato a sirene spiegate – confermano i barellieri -, consci della gravità di quel che si stava verificando. Quando siamo arrivati in zona Porada, però, ci siamo scontrati con una serie di inconvenienti di cui avremmo fatto volentieri a meno».
Ecco la loro descrizione: «In primo luogo, quando l’ambulanza è giunta in via Giovanni Colombo, ci siamo accorti dell’impossibilità di entrare all’interno stando a bordo. Siamo stati pertanto costretti a parcheggiarla davanti all’ingresso, scendere, scaricare l’attrezzatura indispensabile e passare attraverso il bar per raggiungere Massimo. Così, tralasciando la scomodità del percorso, sono stati persi secondi, se non addirittura minuti, che avrebbero potuto essere preziosi. Forse non sarebbe egualmente cambiato nulla, ma in ottica futura sarebbe meglio rivedere l’ambito organizzativo, in modo da risolvere i problemi alla radice e facilitare il nostro compito, che è quello di salvare la vita di chi non sta bene».
Il racconto dei momenti successivi è egualmente drammatico: «Abbiamo fatto il possibile per rianimare il bambino a bordo vasca. Quando abbiamo constatato che la situazione volgeva al peggio, abbiamo deciso di tentare la carta del trasporto all’ospedale. Anche stavolta, il fatto che l’ambulanza fosse all’esterno non ci ha aiutati. Ribadiamo che probabilmente il destino non sarebbe mutato, però…».
P.Col.