La Bibbia di Borso d’Estein mostra a Muggiò

Muggiò – L’emozione di vederla dal vivo è possibile solo nella Biblioteca estense Universitaria di Modena. Alla mostra della Bibbia di Borso d’Este a Muggiò, si può però assaporare uno dei 750 esemplari numerati riprodotti fedelmente dall’editore modenese Franco Cosimo Panini che nel 1991 ottenne la concessione di fotografare tutte le pagine poi riprodotte da abili artigiani. Sono inoltre esposti 25 pannelli di cm 100×200 realizzati in raso da un’azienda artigianale di Como raffiguranti 56 pagine selezionate da Mons. Elio Burlon della diocesi di Desio tra l’Antico e il Nuovo Testamento. Indubbio valore: le sono stati infatti già assegnati i premi di rappresentanza del presidente della Repubblica e delle Presidenza della Camera dei deputati.
Realizzata da due cittadini benemeriti Aldo Ramazzotti e Temple Maria Franciosi, la mostra è stata con entusiasmo promossa dall’ l’Assessorato alla Promozione Sport. Gode inoltre del patrocinio del Senato della Repubblica e della Provincia di Monza e Brianza.

La Bibbia è stata realizzata su commissione di Borso d’Este, Duca di Ferrara, tra il 1455 e il 1461 e costituisce il capolavoro assoluto della miniatura italiana del Rinascimento. E’ stata eseguita nell’arco di sei anni su pergamena ed è costituita da due tomi di formato 28x40x8 cm per complessive 1224 pagine. Ogni pagina è organizzata su due colonne e decorata da un’elegante cornice di ornamenti, con scene figurate. Nelle volute agli angoli si trovano spesso miniature di animali, legati a riferimenti araldici a Borso e alla sua casata. Stupendi sono anche i fregi, ornati con una eccezionale varietà di motivi mitologici, animalistici e araldici. Alle sue pagine, con finitura in oro zecchino, posero mano i maggiori artisti dell’epoca, decisi a creare un’opera destinata a tramandare nei secoli lo splendore della corte estense e la munificenza del Duca.

I miniatori, tra i quali spiccano i nomi di Taddeo Crivelli e Franco dei Russi, dipinsero ogni carta del manoscritto nel rect o e nel verso , guardando alle regole nuove della prospettiva giunte dalla Toscana e sfoggiando la meticolosa attenzione al vero tipica dell’arte fiamminga. Nel suo insieme la Bibbia di Borso d’Este costituisce una eccezionale galleria d’arte rinascimentale la cui ricchezza non trova paragone in nessuna altra testimonianza artistica coeva. E’ arrivato l’originale in perfette condizioni perché è tanto bello e chi l’ha avuto in eredità o se l’è preso, l’ha sempre conservato con grande cura riconoscendone il valore inestimabile tant’è che è stato oggetto di scambio tra famiglie aristocratiche o nei trattati internazionali. Seguendo le sorti della casata, la Bibbia di Borso D’Este fu portata da Ferrara a Modena nel 1598 dove rimase fino alla fine del ducato nel 1859. In quell’occasione venne presa, assieme ai tesori più preziosi della casata da Francesco V in fuga.

Portata fuori dall’Italia, finì anche in Austria dall’Imperatrice e successivamente fu messa in vendita a Parigi da un antiquario per 4 milioni di franchi nel 1923 pari a 6 milioni di lire. Poiché il governo italiano non aveva i soldi per comprarla, fu l’industriale Giovanni Treccani proprietario di un cotonificio ad acquistarla “scontata” per 4 milioni e mezzo di lire. Le città in Italia rivendicavano il diritto di poterla esporre. Nel 1924 Treccani la regala allo stato a patto che fosse messa nella biblioteca estense di Modena. Qui è tuttora custodita in una teca di vetro nella cassaforte, ma su richiesta è possibile visionarla, anche se, per ragioni di conservazione, nemmeno agli studiosi è concessa la possibilità di sfogliarla pagina per pagina.
Cristina Mariani