Influenza suina, un missionario "Tanti morti, tutti poverissimi"

Influenza suina, un missionario "Tanti morti, tutti poverissimi"

Desio – “E’ dal 23 aprile che tutti noi abitanti di questa enorme città viviamo in una situazione di emergenza, di vera difficoltà e di tanta paura”.

Da Città del Messico, dove studia telogia presso la comunità dei missionari saveriani, scrive Simone Strozzi, 33 anni, che per tre anni ha vissuto a Desio come studente missionario Nelle sue parole si leggono l’angoscia e la paura per l’influenza suina che sta mettendo in ginocchio il Paese.

“C’è una grande voglia di tornare alla normalità, ma siamo ancora lontani come dicono le Autorità. Vi confesso anche la mia preoccupazione a stare a contatto con i poveri, che in questa situazione sono quelli, come sempre, che pagano il prezzo più alto”. Lo studente descrive immagini che non arrivano nei nostri telegiornali.

“Continuano a girare sulla città elicotteri e tante ambulanze con accese le sirene, anche mentre vi sto scrivendo. Davanti agli ospedali rimangono lunghe code, di giorno e di notte. Giovedì hanno riaperto le attività. Per dirvi quanto le misure preventive siano dure: nei ristoranti, tra un tavolo e l’altro, ci deve essere una distanza di 2 metri e mezzo”.

Le zone più colpite sono quelle più povere: “I pavimenti sono ancora di terra e in pochissimi metri quadrati vivono famiglie numerose, aspetti che hanno favorito la diffusione del virus, insieme alla mancanza d’acqua e al caldo”.

Da qui, la denuncia del missionario: “I morti vivevano in quartieri poverissimi. I giornali scrivono che è colpa loro se sono morti, perchè si sono recati in ospedale troppo tardi: per tutta la vita i poveri hanno saputo che non avevano il diritto di essere curati, perchè non avevano denaro per pagarsi l’assistenza sanitaria. Solo ora che c’è il rischio di epidemia a tutti sembra interessare la loro salute. Come mai negli Stati Uniti non ci sono morti, mentre qui in Messico tanti? Che sconcerto. Di questa influenza non ne ha parlato nessuno, finchè è arrivata a New York. Messico e messicani non contano niente”.
Paola Farina