Il mistero della Carnate-AirunoBomba ecologica sotto i binari?

Il mistero della Carnate-AirunoBomba ecologica sotto i binari?

Carnate – Una bomba ecologica sotto la nuova ferrovia Carnate-Airuno? E’ quanto emerge da uno dei capitoli dell’inchiesta sulle infiltrazioni della ‘ndrangheta in Brianza, quello relativo alla gestione dei rifiuti. Per gli inquirenti «per rendere più fruttuoso il lavoro, si violavano tutte le norme relative al recupero e allo smaltimento dei rifiuti. I materiali di demolizione, invece di essere smaltiti secondo quanto previsto, venivano trattati alla rinfusa e abbandonati in luoghi abusivi». Secondo un ex operaio della “Perego strade” (l’azienda ha lavorato per diverso tempo come subappaltatrice della titolare del cantiere, la “Todini costruzioni spa”) aveva dichiarato, in sede d’interrogatorio, che i traversini dei binari della vecchia linea smantellata sono stati prelevati e sotterrati in un luogo non meglio precisato della linea stessa.

«Era un materiale fortemente inquinante – ha aggiunto l’ex operaio – perché conteneva amianto che derivava dai freni dei treni». Lo scopo di questa pratica illecita, quindi, era quello di guadagnare il più possibile, smaltendo il materiale pericoloso come l’amianto interrandolo nei cantieri. I cantieri pubblici dove ha operato la “Perego strade” ne sarebbero pieni: caso-simbolo, l’amianto che si troverebbe nelle fondamenta dell’ospedale Sant’Anna di Como. Ma di quante traversine stiamo parlando? Secondo i parametri usati per la costruzione delle strade ferrate, ogni sei metri bisogna posizionare 10 traversine. Cioè una ogni 60 centimetri. Il tratto di ferrovia interessato dal raddoppio è lungo, all’incirca, 14 km. Quindi più di 20mila traversine della vecchia linea sono state rimosse e accantonate per essere smaltite secondo le indicazioni di legge.

Ma quante sono finite sottoterra? E’ un mistero. Chiedere lumi a Rfi non serve a nulla. Quello che si ottiene è un secco no commeny: «Le infiltrazioni della ‘ndrangheta? Rfi non intende rilasciare alcuna dichiarazione al riguardo». Ma almeno potete produrre qualche documento che attesti il corretto smaltimento delle traversine della vecchia linea? «Non possiamo fornire alcun documento». Eppure dovrebbero esserci e dovrebbero essere anche pubblici e consultabili. Il “Rapporto ambientale del 2006” di Rfi, che si può trovare facilmente in formato digitale sul sito della società di Fs che si occupa della gestione delle linee, contiene un capitolo dedicato ai “Rifiuti e materiali tolti d’opera” nel quale si legge che «Rfi ha attivato procedure rigorose e iniziative innovative per valutare sia la qualità e la sicurezza delle prestazioni, sia la performance ambientale nella gestione dei rifiuti da parte degli appaltatori».

E allora che fine hanno fatto le oltre 20mila traversine della vecchia linea? La risposta la può dare solo Rfi, quando uscirà dal suo mutismo. Una nota a margine della vicenda: la vecchia sede ferroviaria dismessa, secondo quanto previsto negli accordi sottoscritto, doveva essere dismessa e riqualificata per la creazione di aree di rispetto destinate al verde e all’utilizzo ciclopedonale per creare un’unica grande arteria ciclabile per collegare Lecco a Osnago. Il trionfo della natura, in superficie; un trionfo che avrebbe radici inquinate.
Davide Perego