Piove, piove ininterrottamente. E l’acqua esonda praticamente ovunque: dai tombini, dai canali, anche dai fiumi. Succede pure nella nostra Brianza, stretta nella morsa di un maltempo che, ormai da metà febbraio e alla faccia della siccità, non accenna a placarsi, salvo rare pause che assumono il gusto della beffa. C’è chi, tra commentatori e politici locali (basta aprire i social), si affretta a spiegare che è colpa dei cambiamenti climatici, di una pioggia torrenziale mai vista prima.
Ora, passi per i fenomeni temporaleschi assolutamente straordinari vissuti nell’estate del 2023, ma io mi ricordo che, quando ancora frequentavo il liceo (bei tempi, primissimi anni Duemila), mi accadde di restare a casa da scuola, forzatamente e per più giorni, a causa di un’esondazione del Lambro (ne conservo la memoria perché, da studente agitato e ribelle quale ero, non mi dispiacque affatto) in seguito a un periodo di piogge persistenti. Dunque fenomeni di questo tipo non sono una novità, piaccia o meno ai seguaci del “climaticamente corretto” e non lo sono, purtroppo, neppure i problemi che ne derivano. A oltre vent’anni di distanza medesimi disagi, medesimi pericoli. Non sarà, allora, che questa storia del clima sta diventando sempre di più anche una conveniente scusa per coprire inefficienze accumulate nel tempo?