Il Logos fatto carne: verità o follia?

Monza Ormai siamo abituati a sentire la dichiarazione che noi – civiltà occidentale – siamo al capolinea. Il punto ostico rimane sempre quello: come si fa a scendere o invertire la rotta? Una via d’uscita ci sarebbe per il pensatore Severino: scavalcare, all’indietro, con la forza della ragione venti e passa secoli di storia e di filosofia e tornare alle origini, quando il non essere non godeva di alcuna dignità. Un’impresa titanica e non certo alla portata di tutte le menti. E con quale ragione, quale logos, compiere il salto verso un nuovo significato del mondo e della vita? Inevitabile pensare al Fedone di Platone, là dove si fa presente il dramma dell’uomo che non può non cercare, ma a cui il significato ultimo dellla ricerca sfugge. Che fare? Platone suggerisce di appigliarsi al miglior argomento «e su questo, come su una zattera, tentar la traversata del pelago». Come una zattera nell’oceano, la ragione intraprende un tentativo nobile, eppure inadeguato. «A meno che – continua Platone – non si possa, con maggiore agio e minore pericolo, fare il passaggio con qualche più solido trasporto, con l’aiuto, cioè, della parola rivelata di un Dio». Ebbene, questo Dio si è fatto carne, logos e c’è chi dice -e si vede – di farne esperienza. E la vita cambia, in meglio. Forse merita che lo si ascolti per capire se è pazzo o dice il vero.
Antonello Sanvito