"Il Cittadino" nella sede del Ris:in un anno 45 fascicoli monzesi

Monza – Garlasco, Cogne, Donato Bilancia, Erika e Omar: il Ris di Parma, il Reparto investigazioni scientifiche che ha giurisdizione su tutto il Nord Italia, si occupa dei casi più clamorosi, quelli che, volenti o nolenti, monopolizzano le cronache dei giornali e le puntate dei talk show. Ma ormai l’importanza dell’investigazione scientifica, da abbinare sempre con le indagini tradizionali, irrinunciabili, va al di là di singole vicende eclatanti e sta cominciando a diventare abituale anche per reati forse meno gravi ma che hanno un forte impatto sociale. Non solo, ad esempio, le violenze sessuali, episodi comunque di gravità inaudita, ma anche i furti che spesso finiscono per turbare la vita soprattutto di persone anziane e sole. «I nostri laboratori -dice il tenente colonnello Luciano Garofano, comandante del Ris di Parma- sono centri che eseguono analisi su tracce che ci arrivano dalla Polizia giudiziaria su delega del pubblico ministero, che riguardano reati che vanno dal tentato furto al sequestro di persona, ad altro ancora. Certo, ce ne occupiamo con priorità differenti. Si è portati a pensare che dei furti la Polizia giudiziaria non si interessi ma non è vero, soprattutto al Nord i rilievi vengono fatti, e a volte lì ci sono tracce biologiche che ci permettono di dare indicazioni per scoprire i responsabili». La mole di lavoro del reparto, d’altra parte, è consistente: l’anno scorso gli uomini del colonnello si sono occupati di 6450 nuovi casi. E la dimostrazione che il loro lavoro ormai rientra nella routine quotidiana della indagini sta nel numero delle inchieste della Procura di Monza alla quale hanno collaborato, 45 in tutto, per i reati più svariati. Nella provincia di Milano, invece, sono giunti a quota 407. Fascicoli che esigono anche l’incrocio di dati provenienti da analisi diverse. Nella sede di Palazzo Ducale, nel Parco ducale di Parma, hanno sede laboratori che si occupano di differenti discipline delle scienze forensi: balistica, biologia, chimica, grafica, dattiloscopia (che si occupa delle impronte). Settori nei quali lavorano ufficiali con lauree specifiche nelle loro materie di competenza. Settori il cui lavoro viene coordinato per fornire agli inquirenti un quadro più dettagliato possibile degli elementi utili per risolvere un caso. Il Cittadino ha potuto visitare questi laboratori, toccando come vengono condotte le analisi di laboratorio. Prima di procedere gli esperti del Ris valutano quali sono le analisi più opportune per «interrogare» tracce e reperti. Le possibilità sono diverse, da quelle ormai diventate di dominio pubblico come crimescope e luminol, alle più classiche analisi delle impronte. «Tutto viene documentato -spiega Garofano- Una volta valutato il tipo di intervento si decide, in funzione dell’urgenza della richiesta da parte dell’autorità giudiziaria se fare subito una relazione parziale in cui si spiega nella sostanza il risultato delle analisi, riservandosi di fornire in seguito un resoconto più esaustivo. Questo capita, ad esempio, quando si lavora nell’imminenza della convalida di un arresto oppure di una udienza preliminare». Il principio, comunque, è che tutti i laboratori lavorino secondo le proprie competenze ma in modo integrato fra loro. Le strutture del Ris, quando la procedura penale lo richiede, aprono le porte anche a consulenti della difesa o di altre parti del processo: se bisogna eseguire accertamenti irripetibili, disposti, secondo la legge, dal pm o dal gip anche i periti delle parti, partecipano alle analisi. Non solo, in alcuni casi, accedono, insieme al Ris, al luogo del reato, come è successo a Garlasco e a Cogne. È il caso dell’incidente probatorio, una specie di anticipo del processo, in cui vengono acquisite prove con lo stesso valore di quelle che emergono nell’aula giudiziaria nel corso del processo.
Paolo Rossetti