«Ho l’elefantiasi, peso 170 kg»Bloccata nella sua casa di Meda

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Meda – Prigioniera in casa sua. Così si può definire M.C., 69enne residente in città che da anni ormai lotta contro l’elefantiasi, una malattia ben più grave dell’obesità che l’ha portata a pesare 170 chilogrammi e a sentirsi dire: «Signora, non possiamo curarla ». Se lo sente dire ormai da troppo tempo l’ex maestra che, nonostante viva in condizioni veramente difficili, non perde la sua ironia e continua a lottare per uscire di casa e andare a curarsi.

«Vorrei solo raccontarvi la mia situazione – dice – perché è una storia assurda. Non esiste una sedia a rotelle che riesca a sorreggermi, non esiste un letto che sia abbastanza grande per me negli ospedali, né nessuno che possa trasportarmi. Io vorrei solo uscire da questa casa per curarmi, ma non posso. Non riesco. Soffro di elefantiasi al quinto grado e dai medici mi è stato detto che qualsiasi terapia per me è improponibile. Io desidererei solo essere curata, ma sembra che nella sanità italiana di posto per me non ce ne sia. Eppure, la legge che tutela i disabili è del 1992. Però, questa legge tutela solo i disabili che rientrano nello standard. Ed è evidente che io questo standard lo supero ».

La giornata tipo dell’ex maestra è difficile, tortuosa. Viaggia per casa sua con una seggiola sulla quale si appoggia, di notte dorme poco per problemi di respirazione e durante le ore di veglia cuce e scrive a mano facendo copie con la carta carbone. Alcune notti è costretta a chiamare un assistente che chiede almeno 100 euro. Un altro problema, infatti, è quello economico: «Io ho una buona pensione se presa in maniera assoluta ma se guardiamo cosa spendo giornalmente tra assistenza e medicine, la mia situazione economica non è certo semplice. Anzi. Dopo mille telefonate sono arrivata a sapere che alla Croce rossa di Lomazzo possono curarmi: ma per un viaggio di andata e ritorno con attesa di un’ora mi chiedono 110 euro. E’ una situazione tremenda e non so più che fare. Per la realizzazione di una sedia a rotelle su misura per me, mi sono informata, servono 9 mesi di attesa e, soprattutto serve che io anticipi l’intera cifra del costo per poi vedere un rimborso del 70%».

M.P. non vuole la pietà di nessuno. Anche perché ha una grinta incredibile e lo dimostra il fatto che dopo anni di sofferenza fisiche e morali continua ad urlare il suo dolore e a chiedere aiuto. Un aiuto che rientra a pieno nel diritto alla salute sancito dalla Costituzione italiana: «Non ce l’ho con nessuno, chiedo solo la possibilità di essere curata».
Elena Sandrè