Monza – “Insospettabile e pericoloso per aver tradito l’essenza della propria funzione istituzionale, per commettere con tanta abilità i reati contestati”. Non fanno sconti, i magistrati, al vicebrigadiere nel nucleo radiomobile di Monza Salvatore Russo, lissonese, originario calabrese arrestato con un altro brianzolo, Orlando Purita, nell’ambito di una maxi operazione per il reato, tra gli altri, di usura.
“Le precise modalità dei fatti denotano una certa professionalità criminale, anche considerato il sistematico asservimento della propria attività lavorativa istituzionale, tradendo l’Arma dei carabinieri in favore di chi l’arma stessa è chiamata istituzionalmente a combattere”. In virtù di queste considerazioni, per il militare è stata disposta la misura della custodia cautelare in carcere.
Secondo il capo di imputazione, il carabiniere avrebbe illegittimamente reperito informazioni riservate dalla banca dati in uso alle forze di polizia, sul conto di imprenditori che poi sarebbero stati vittime di truffa da parte di Orlando Purita. Quest’ultimo, tra l’altro si spacciava come “il capitano Silvio Morabito” della Guardia di finanza di Roma. “Almeno in una occasione- scrive il gip- tale falsa attribuzione è stata confermata anche grazie al contributo del suo amico Russo (alias Paolo)”, indagato, oltre che per la violazione della Banca dati e la divulgazione di dati sensibili, anche per corruzione.
Purita e un altro indagato, il 48enne Gianluca Giovannini, residente in provincia di Modena, si sarebbero procurati le informazioni riservate sul conto di un imprenditore di Rimini e “su altri soggetti”, avvalendosi della “collaborazione del vicebrigadiere”, il quale avrebbe acquisito tali informazioni presso la banca dati del Ministero dell’Interno, in cambio di “somme erogate a più riprese da Purita e Giovannini, per un importo complessivo di quindicimila euro”.
“Paolo (l’alias del vicebriagadiere Russo) ci da delle informazioni che nessuno sa”, afferma Giovannini in una conversazione ascoltata dagli inquirenti. Nel giugno di quattro anni fa, Purita, al telefono con Giovanni, spiega a quest’ultimo che il carabiniere era “molto determinato ed aggressivo”, per usare le parole del Gip Varanelli: “Ieri sera ho parlato con l’amico nostro, Paolo”. Purita spiega che il militare “attraversava un periodo di difficoltà economica (“è messo anche lui very white, ha volgi di fare anche lui qualche faccenda”) e che per questo sarebbe stato disponibile a dare il suo aiuto per qualche truffa”.
F. Ber.