Ha seminato truffe in tutta ItaliaStoria incredibile di un brianzolo

Prima erano sui amici. Poi hanno scoperto che tutto quello che aveva raccontato loro in tanti anni di frequentazione era pura invenzione. Falso il castello di famiglia. Falsa la televisione americana. Falsa perfino la sua fede ebraiva. Storia di Marcello Orsini, raccontatata da chi l'ha conosciuto.
Ha seminato truffe in tutta ItaliaStoria incredibile di un brianzolo

Cavenago Brianza – Alla storia di Marcello Orsini e della sua vita c’è anche chi si è appassionato. E, da quando è venuto a sapere cosa un solo uomo è stato in grado di fare (la truffa perpetrata ai danni del Volley Cavenago: è sostanzialmente scappato con la cassa della società sportiva brianzola), ha deciso di intraprendere qualche ricerca sul suo conto. A dirla tutta, si tratta di qualcuno che nei giorni delle scorribande brianzole è stato accanto a Orsini. Uno di quelli che si sarebbe definito anche suo amico, se Marcello non si fosse comportato come si è comportato.

Alla riunione svoltasi nei primi mesi del 2012 tra coloro che sono stati gabbati da Orsini, c’era anche questo suo ex amico. In quella sede i presenti hanno deciso di mettere insieme i pezzi della vita di Orsini che ciascuno conosceva. Così alla riunione è saltato fuori che Orsini ha alloggiato per quasi un mese a casa di un conoscente. Lui, che era un altissimo dirigente della 1Bank, una banca d’affari mai esistita. Lui, che indicava come sede della 1Bank piazza Savoia a Milano, nello stesso stabile di un noto hotel a cinque stelle. Proprio lui, che in una discussione tra amici disse di possedere un castello. E non uno a caso: ma il Castello Orsini di Nerola. Ereditato, diceva il buon Marcello, dal nonno e poi ceduto alla sua ex moglie come pegno per la causa di separazione.

Niente di più falso. Perché alcuni dei suoi amici hanno contattato la proprietà del Castello Orsini e hanno scoperto che l’immobile è di una società finanziaria. Durante la riunione poi sono state svelate altre malefatte. Come quella dell’auto e della Villa di Mapello. Marcello infatti avrebbe voluto acquistare un’auto di grossa cilindrata, dal valore di 70mila euro, e anche la famosa Villa di Mapello.

Per fortuna il concessionario brianzolo e il proprietario dell’immobile non abboccarono e non diedero niente ad Orsini. Orsini che nel gennaio di quest’anno, quando iniziò a capire che le cose si stavano mettendo male, e che aveva lasciato dietro di sé troppe incongruenze, scappò a gambe levate. Abbandonando tutti i suoi effetti personali, pen-drive e biancheria intima compresa, nella casa di chi lo aveva ospitato.

Alcuni ex amici brianzoli però hanno approfondito le ricerche sul conto di Orsini e hanno scoperto che tra le sue truffe, oltre alla presunta rivendita di lardo di Colonnata e di marmo di Carrara, c’era anche una tv, la 1Tv. La falsa emittente, con un logo copiato da una tv serba, vantava importanti collaborazione con majors statunitensi, ma anche con importanti cantanti italiani.

Un’altra chicca poi sta nel documento d’identità che Orsini ha lasciato a coloro che glielo avevano chiesto. La carta d’identità infatti in molti ha creato non pochi dubbi. Anzitutto perché è risultata priva di alcun timbro del Comune di Milano. Comune che avrebbe emesso il documento. Poi perché a firmarla sarebbe stato direttamente il famosissimo sindaco meneghino Maurizio Lapalombella.

E la kippà, il tradizionale copricapo ebraico che Marcello Orsini aveva sfoggiato durante la festa di inizio stagione del Volley Cavenago? Falsa. Come la sbandierata fede ebraica. Infatti Orsini per far credere di essere in possesso di molti fondi aveva iniziato a spacciarsi per ebreo, sfruttando la secolare superstizione secondo la quale gli ebrei sono abili e fortunati negli affari. Stando alle ricerche che i suoi ex amici hanno condotto in queste settimane, è emerso che Orsini non sarebbe di fede ebraica, né avrebbe mai frequentato nessuna delle più grandi sinagoghe della Lombardia. A far sorgere qualche dubbio sull’effettiva fede di Orsini furono alcuni particolari: «Non lo abbiamo mai visto pregare – hanno assicurato i conoscenti – né rispondere alle nostre domande circa la sua fede».
Lorenzo Merignati