Guida in stato di ebbrezza?Macchè, colpa del colluttorio

MONZA – Sospensione della patente per sei mesi, 1500 euro di ammenda. Tutto per colpa di un collutorio. Ha dovuto affidarsi alle indagini difensive del suo avvocato, un operaio 23enne, per essere assolto dall’accusa di guida in stato di ebbrezza (e nel frattempo riavere la patente). Imputazione che gli era stata contestata ad aprile dell’anno scorso in seguito ad un controllo con l’etilometro effettuato da una pattuglia dei carabinieri, al confine con Cinisello.

L’automobilista non presentava alito “vinoso”, ossia dall’odore fortemente alcolico, né altri sintomi tipici dell’ubriachezza. Eppure il test, con i suoi 1,35 grammi (0,5 è il limite di legge) era stato impietoso. A quel punto c’era poco da fare. Si trattava di affrontare tutte le conseguenze del caso, a cominciare dal ritiro della vettura e la sospensione della licenza di guida. Il ragazzo, al momento, difficilmente avrebbe pensato che la colpa poteva essere addebitata ad un banale colluttorio, di quelli più comunemente venduti sul banco del farmacista. Era sì molto tardi, ma non aveva bevuto, come ha raccontato al suo legale, l’avvocato monzese Maurizio Bono. Quando i carabinieri fecero il test, il ragazzo rimase impietrito. Più del doppio.

  Le conseguenze: patente ritirata all’istante, con sei mesi di sospensione, e poi decreto penale di condanna al pagamento di 1500 euro. Provvedimento al quale il 23enne si è opposto, così come a quello di sospensione della patente. Fu per primo il dentista, a dirgli che poteva trattarsi del collutorio. Il medico, a causa di una infiammazione alle gengive, gli aveva prescritto tre sciacqui al giorno. L’avvocato Bono, oltre a presentare il certificato medico e a far notare al gip di Monza che il ragazzo quella sera non aveva manifestato segni di ubriachezza, come segnato nel verbale dai carabinieri, ha ingaggiato un ricercatore universitario per effettuare una perizia sul collutorio, la cui composizione presenta tracce di eucaliptolo, mentolo ed etinolo. Sostanze che, mescolate tra loro, sono in grado di alterare il tasso alcolemico nel sangue.

Lo stesso avvocato, a completare l’indagine difensiva, ha provato a sottoporsi all’esame dell’etilometro dopo aver fatto gli sciacqui con lo stesso collutorio.“La presenza di vapori di alcol conseguenti all’assunzione del farmaco possono condurre ad alterazione dell’alcol test”; ha scritto il gip monzese Claudio Tranquillo nelle motivazione della sentenza di assoluzione.

Federico Berni