Giussano, processo per terrorismo”Erano pronti per un attentato”

Giussano – «Mohamed Game rappresenta quello che sarebbero diventati i due imputati, se non li avessimo fermati in tempo». Ancora il nome del libico Game, l’autore dell’attentato dello scorso 12 ottobre alla caserma Santa Barbara di piazza Perrucchetti di Milano, al processo che vede alla sbarra Rachid Ilhami e Abdelkader Ghafir, 32 e 43 anni, immigrati marocchini di Giussano imputati assieme ad altri due connazionali davanti alla Corte d’Assise di Monza di associazione a delinquere finalizzata al terrorismo con “concorso esterno ad Al Qaeda”. Il paragone tra i due operai nordafricani, arrestati a dicembre 2008 con l’accusa di aver progettato attentati contro obiettivi civili e militari in Brianza, e il libico Game, è emerso durante la testimonianza di Bruno Megale, dirigente della Digos. Secondo Megale, i due, dopo un periodo di auto-indottrinamento di matrice fondamentalista, trascorso sopratutto all’Associazione culturale “Pace” di Macherio, stavano passando dalla fase preparatoria a quella operativa. Avrebbero dunque messo a segno un attentato simile a quello effettivamente realizzato da Game: il predicatore Ilhami in qualità di “ideologo ispiratore”, il meno colto Ghafir come il “Game di turno”. L’udienza ha visto poi la comparsa del coimputato Kalifa Moukafir, 35 anni di Desio, accusato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. L’uomo, partito alla volta della Spagna in macchina con Rachid e tornato in Italia con un altro connazionale, si è difeso dicendo di aver preso parte al viaggio solo per andare a trovare un nipotino appena nato, negando di aver preso parte a discorsi sulla “guerra santa”. Su quest’ultimo punto, però, è stato contestato dal pm. Sulla macchina di Rachid, gli inquirenti avevano installato delle microspie che hanno registrato le conversazioni. Si torna in aula martedì.
Federico Berni