Giovanni Trapattoni a Meda:«Un grande esempio? Liedholm»

Giovanni Trapattoni a Meda:«Un grande esempio? Liedholm»

Meda – Don Cristiano intervista Giovanni Trapattoni. Non capita tutti i giorni di avere davanti un mostro sacro del calcio, anche se a guardarlo bene sembra uno di quegli allenatori d’altri tempi. Non certo in termini di valore professionale, quanto dal punto di vista dell’energia e della genuinità: tipica di chi respira calcio per passione e non per lavoro. Martedì scorso, al Cfp Terragni, il mister di Cusano Milanino ha risposto alle domande di don Cristiano, coadiutore dell’oratorio, per poi dare spazio alle curiosità dei bambini. Il Trap ha evidenziato la sua esperienza di sport, mettendo in primo piano i principi che lo hanno accompagnato in questi anni.

E, guarda caso, non ci sono chissà quali atteggiamenti da divo, bensì tanta umiltà e continua voglia di imparare. A 70 anni compiuti il Trap ha affrontato una nuova avventura con la nazionale irlandese: il che significa imparare una nuova lingua e conoscere un’altra cultura. «L’esempio di vita che maggiormente porto nel cuore – ha detto – è Nils Liedholm: un personaggio dalla immensa educazione. Era più grande di me, ma era sempre il primo a dirmi buongiorno. E questo altro non è che la dimostrazione di una forte attenzione verso chi si ha di fianco. In un mondo in cui “chi vùsa pùse” ha ragione, lui è stato il più grande esempio di correttezza che ho conosciuto».

A seguire, si sono snocciolati gli argomenti più disparati: dalla fede in Dio («E’ possibile non trovare un attimo per dire due preghiere?» ha detto il Trap), alla correttezza verso l’avversario e l’arbitro («Quando mi scappava qualche parola di troppo, chiedevo sempre scusa. Non dicevo: hai ragione. Ma chiedevo scusa»), fino ad arrivare al più classico dei classici: «Ma Strunz, si chiama davvero così?» ha chiesto uno spettatore passando a toni più leggeri. Infine, il Trap ha fatto il suo pronostico su Barcellona-Inter: «L’Inter ha la mentalità giusta – ha detto – e vince lei».

L’Inter ha perso 1-0, ma è passata in finale. In fondo, quel che conta è il risultato nel suo complesso e il Trap ci ha preso. Un personaggio dalla grande umiltà: dopo aver vinto scudetti, Coppe Campioni da giocatore e allenatore, Coppa Italia, Coppa Uefa, Lega tedesca, Coppa di Germania, non ha detto neanche una volta di essere bravo e forte. Ha sempre tirato in mezzo la fortuna, spesso con una battuta: «Sono diventato un giocatore conosciuto perché marcavo i più grandi (Pelè, Cruiff). Ma loro erano forti, non io».
Elena Sandrè