«Da ospite ci vai con un altro tipo di responsabilità». Mauro Ermanno Giovanardi torna a Sanremo, al Festival, ma stavolta senza la gara. Dopo il grande successo del 2011 con “Io Confesso”, quest’anno è ospite di Arisa. Un’Arisa lontana anni luce dal fumetto che si era fatto conoscere al grande pubblico cantando “Sincerità”. Venerdì, nella serata dei duetti che decreterà i dieci per la finale, toccherà anche a loro.
«Sono molto contento che mi abbia chiamato per affiancarla sul palco – racconta Giovanardi – E’ una cosa che non avevo previsto, decisa all’ultimo. Apprezzo la sua sincera svolta artistica, autorale e di qualità. Quest’anno l’ho sentita cantare a Milano e mi ha sorpreso: dal punto di vista vocale è una iena, davvero molto brava. Poi c’è Mauro Pagani, che con lei sta facendo un grande lavoro: un invito del maestro non si rifiuta».
“La notte”, il brano che ha portato a Sanremo, racconta la fine di un amore ed è venato di malinconia.
«Sì – prosegue Joe – è triste, ma per fortuna: più racconti, ti racconti, più fai emergere le molteplici sfaccettature che sono in noi. Non si può essere sempre allegri. Ci esibiremo in una versione più acustica del brano, con un ritornello ancora più emozionante».
Cos’è Sanremo? «Tornarci è sempre bello, ma l’emozione ti viene proprio lì. In fondo il teatro Ariston non è molto grande e a me, tra Sanremo e premio Tenco, è capitato di cantarci ormai un sacco di volte. È determinante non farsi travolgere da tutto quello che fa apparire il festival una macchina enorme. L’anno scorso, dietro le quinte prima dell’esibizione, Al Bano mi ha detto: “L’ho fatto quindici volte e ancora lo sento: quel palco ti mangia”. Questo è Sanremo».
E Sanremo per Joe è stato qualcosa di travolgente, che non si è fermato ai piedi del podio dell’edizione 2011. Ci sono stati i complimenti, il premio delle vendite e dei riconoscimenti da parte degli addetti ai lavori. “Ho sognato troppo l’altra notte” è stato inserito tra i quattro migliori album del Tenco, mentre “Io confesso” è rimasto uno dei brani più trasmessi dalle radio e ha dato una nuova spinta alla carriera dell’ex cantante dei La Crus. E poi è arrivata Area Sanremo.
«Sono stato presidente della commissione con Niccolò Agliardi e L’Aura. E abbiamo selezionato i due nomi emergenti che poi sono andati a comporre la gara dei giovani insieme a quelli votati attraverso Sanremo Social. Alla prima scrematura si sono presentati in trecento, è stata un’esperienza faticosissima soprattutto per la responsabilità di premiare i lavori migliori. Siamo stati rigorosi. E abbiamo promosso IoHoSempreVoglia, che a me sono piaciuti molto, e Bidiel. Sono due gruppi, una scelta rara per una selezione del genere».
Si può usare Sanremo per farsi un’idea del futuro della musica italiana?
«Non direi. Gli artisti dovevano presentare un pezzo inedito e, per dei giurati abituati come noi a lavorare molto sulle parole, è stato faticoso proprio trovare il testo. Abbiamo ascoltato tanti ragazzi giovanissimi, che confondono la musica con il successo. In mezzo abbiamo trovato cose molto interessanti, ma non è questo il polso delle nuove leve. È un mondo troppo variegato».
Dopo il duetto con Arisa Sanremo, forse, uscirà dai pensieri di Joe. «Il 26 febbraio sarò al Blue Note a Milano con Violante Placido, per la prima data di un tour teatrale in programma in primavera. Sarà un concerto studiato per il luogo. Violante aprirà con un mini set personale con i pezzi nuovi che sta producendo per il nuovo album. Ospite speciale sarà Simona Molinari, che col jazz gioca in casa. E vediamo se ora del 26 riesco a coivolgere altri amici per qualche sorpresa».
E poi? «E poi c’è la tournée del Chelsea Hotel che arriva a Milano, al vecchio teatro dell’Elfo, e c’è il nuovo disco. Non ho ancora iniziato a lavorarci, ma ho idee e ci sono delle cose che già mi piacciono tantissimo. Ho bisogno di avere il materiale in mano per decidere quale direzione dargli, se continuare sullo stile sixties di “Ho sognato troppo l’altra notte” o no. Vorrei che fosse naturale scegliere».
Chiara Pederzoli