Genoa a Milano, De Canio ufficialeIntervista a un furibondo Preziosi

Il Genoa preparerà in Lombardia la difficile trasferta contro il Milan. Cacciato Malesani dopo il ko interno con il Siena, in panchina c'è Gigi De Canio. Intanto il presidente Preziosi mastica ancora amaro per l'osceno spettacolo di domenica sugli spalti dello stadio Marassi.
Genoa a Milano, De Canio ufficialeIntervista a un furibondo Preziosi

Monza – Il pullman del Genoa arriva a Milano intorno alle 13. Facce tirate, probabilmente insonni dopo il pomeriggio di follia vissuto ieri a Marassi. I giocatori non parlano, lo fa poco dopo il presidente Preziosi, che ha da poco terminato l’incontro con De Canio, nuovo allenatore al posto di Malesani.

“L’ingaggio di De Canio è ufficiale. È un amico, ha sempre desiderato darmi una mano ma l’ho sempre respinto proprio perchè c’era un rapporto di amicizia. Per adesso è un contratto a termine. Pentito di non averlo chiamato prima? Forse avrei potuto interrompere prima il rapporto con Marino quando le cose non andavano bene e non arrivare a dieci partite senza vittorie. Avrei, avrei…anche se mettiamo l’orologio indietro non funziona. C’è rammarico, c’è rimpianto ma non pentimento, perchè uno prende delle decisioni che sembrano le migliori e poi si rivelano sbagliate, ma non è colpa di Malesani e non mi piace dare croci addosso a nessuno. Mi prendo le mie responsabilità, probabilmente ho creato un pò di confusione perchè io stesso ero confuso in questa situazione, quindi si è commesso qualche errore di più, ma ciò non giustifica atteggiamenti di questo tipo”.

Continua a ribadire che la salvezza non è affatto un miraggio (“Andiamo avanti perchè abbiamo l’obbligo di provarci. Noi non siamo retrocessi, a oggi siamo salvi. Certo che se dovessimo continuare così il pericolo della retrocessione ci sarebbe, ma io credo che qualcosa cambierà, credo che avremo la forza di tirarci fuori. Non credo che tutto sia perduto, anche se mi sembra che i genoani nella loro drammaticità diano già per scontato che siamo già in Serie B”), ma torna anche al triste spettacolo di Marassi: “Le maglie tolte? Bisogna capire il contesto di disperazione e anche un pò di paura. Io ho pensato che volessero le maglie per ‘ricordarè l’evento, anche se negativo, per poi ricominciare la partita con un’altra maglia, magari bianca, cosa che ci avrebbe permesso di non perdere la partita. Ci tengo a precisare a proposito delle forze dell’ordine che nessuno ha consigliato di togliersi le magliette. Se fossero stati il segno per poter proseguire, e non un segno di umiliazione, avremmo anche potuto farlo. Mi sembra che quella di ieri fosse una protesta che era già nell’aria, che fosse già stata preparata, perchè nessuno si sposta dalla gradinata ai distinti tranquillamente aprendo un cancello. Ho letto che qualche tifoso dice che non è volato neanche uno schiaffo, come se la violenza si esplicitasse soltanto così e non con la prevaricazione e l’umiliazione che hanno voluto infliggere. Quella è una violenza ancora maggiore”.

Da più parti si sono levate furibonde polemiche per quanto capitato, ma soprattutto per le libertà di cui godono le frange più calde del tifo: “Il calcio italiano può non essere più schiavo delle curve applicando le leggi – ha detto Preziosi -, solo questo, applicando le leggi che esistono e che sono molto chiare. Le applicazioni sono sempre più difficili e fatte di compromessi. C’è sempre la voglia di essere un pò elastici, ma le norme e le leggi ci sono, sono scritte, basta applicarle. Oggi c’è amarezza perchè c’è sempre quella sensazione di prevaricazione di alcuni delinquenti, che in nome di chissà che cosa e di quali principi di legalità, adottano sistemi che nulla hanno a che fare con il fatto sportivo, quindi violano le leggi impunemente e la domanda è perchè questo succede”.

Preziosi ribadisce la fiducia alla squadra (“Se i giocatori sono impauriti? No, anzi quello che è successo ha ricompattato e può servire a ritrovare uno spirito stimolato dall’orgoglio personale”), ma poi getta forti ombre sul suo futuro come presidente del Genoa: “Per il rispetto nei confronti della tifoseria del Genoa, che è diversa dagli 80 di ieri, che pur può non essere contenta del mio operato e mi contesta in maniera civile, per quella gente io devo cercare di fare il mio dovere fino all’ultimo, poi a fine campionato trarremo le conclusioni e una riflessione ci vorrà, perchè io non resto da nessuna parte a dispetto dei santi. Se non sono gradito su una piazza mi sembra giusto fare un passo indietro, se invece ci sono i presupposti per continuare vedremo”.
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