Monza – Libri o informazione poco cambia: o meglio, cambia tutto. E nessuno sa bene cosa fare. Il dubbio, poi, è quello di Riccardo Cavallero, direttore di Mondadori: di essere tutti in festa al giorno del Thanksgiving, il giorno del ringraziamento, per scoprire alla fine (in quanto editori, di libri o di giornali) di essere il tacchino servito per cena. Si è parlato anche e soprattutto di questo, in Villa reale: di economia al tempo degli ebooks e di confronto tra giornali tradizionali e online.
Nel primo caso, tutto da discutere. In Corea del Sud bisogna fare i conti con 20 milioni di smarthphone, in Sudafrica ci si muove in un mercato che importa tre quarti dei testi stampati da Stati uniti e Regno unito, in Messico se ne fa anche un problema di diffusione dei mezzi di conoscenza. Lo hanno detto Tae Kyung Choi dell’Associazione coreana dell’editoria elettronica, Brian Wafawarowa dell’Associazione degli editori africani e Nubia Macìas della Feria internazionale del libro di Guadalajara. E sono altrettante prospettive di un fenomeno che nei quattro angoli del mondo ha punti di vista differenti.
Ma resta, sul piatto, quello che riferisce Macìas: «Quello che manca sono strumenti giuridici adeguati ad affrontare il cambiamento. Finché la discussione si ferma alla contrapposizione tra editoria tradizionale e digitale non si fa un passo avanti. Non c’è dicotomia, la distinzione è falsa e creata dal mercato: si tratta solo di allargare le possibilità di scelta del lettore». Che potrà fare i conti con un libro da sfogliare sulla carta o su uno schermo. «Ma bisogna intervenire sull’iva, che oggi per i prodotti digitali è al 20 percento – ha detto Cavallero – Se non si interviene subito potrebbe essere fatale per le case editrici».
«Di sicuro – ha aggiunto – siamo di fronte a una rivoluzione copernicana. Come se a un tratto si scoprisse che non è il sole a ruotare attorno alla terra, ma sono i lettori e le loro scelte, il centro. Il lettore decide quando e cosa leggere e a che prezzo. Finora non era stato così. In una casa editrice non era mai stato così. Se non cambiamo il modo di lavorare, non sopravviveremo. Cosa fare? Difficile capirlo. Io credo sia necessario prendere la tavola da surf e buttarsi. Investire sugli scrittori e sui lettori. Vincerà chi dimostrerà di comprendere meglio il suo pubblico».
Massimiliano Rossin