Besana – E’ in lotta con il Comune da dieci anni. Chiede che l’ente pubblico locale lo liberi dalla fogna a cielo aperto che si apre sulla sua proprietà. Un fiume di acqua nera e maleodorante che scende da via Matteotti per arrivare fino a via Rivabella, dove vive e lavora. Lui è Giuseppe Spinelli, nato settantotto anni fa a Valle Guidino e titolare dell’azienda agricola Spinelli che si affaccia su via Rivabella.
Difeso dall’avvocato Maddalena Colombo, il besanese lo scorso 6 febbraio ha protocollato in municipio la sua ultima istanza di risarcimento danni, spedita per conoscenza anche all’Azienda sanitaria locale, a cui si chiede un intervento di verifica dello stato dei luoghi.
Il legale, facendo presente che i campi non possono più essere adibiti alla coltivazione degli ortaggi, invita il Comune a assumere i provvedimenti opportuni per interrompere immediatamente ogni fuoriuscita fognaria. E suggerisce di arrivare addirittura a una bonifica.
La situazione è critica. Spinelli, nel terreno raggiunto dallo scarico fognario vive da anni, per scelta, in uno roulotte al riparo in un magazzino in cui sono ammassati vecchi trattori e trebbiatrici. A fargli compagnia, trenta cagnolini.
L’uomo non ha parole per descrivere l’ambiente in cui è costretto a vivere, giorno e notte: «Domenica ero nel campo, dove cresce il granoturco, e la puzza – spiega – era così insopportabile che ho vomitato. Non mi era mai successo prima. Il ragazzo che mi aiuta qui in azienda è a casa da tre giorni: si è sentito male. Senza mascherine non ci si può avvicinare al punto del terreno dove fuoriesce il tubo della fogna. Senza contare che le pantegane che girano qui mi hanno già ucciso cinque cani. La protezione animali mi sta aiutando ma mi vuole portare via gli animali fino a quando non si sarà risolto questo problema dei topi».