Due brianzoli nell’uragano Usa:”Noi, in luna di miele con Sandy”

Emanuele Zuliani, 27 anni, di Verano, e Chiara Toppi, 26 anni, di Briosco, marito e moglie dal 18 ottobre. Due giorni dopo sono partiti per la luna di miele in America e venerdì sono atterrati a New York, flagellata dall'uragano Sandy.
Due brianzoli nell’uragano Usa:”Noi, in luna di miele con Sandy”

Verano Brianza – Emanuele Zuliani, ventisette anni, di Verano, tecnico a Sky Italia, e Chiara Toppi, ventisei anni, di Briosco, impiegata alla Banca di credito cooperativo di Triuggio e della Valle del Lambro, sono marito e moglie dal 18 ottobre. Due giorni dopo sono partiti per la loro luna di miele in America e venerdì scorso, ignari di quello che avrebbero trovato ad accoglierli, sono atterrati a New York, che pochi giorni dopo sarebbe stata flagellata da Sandy. Ne avranno da raccontare al loro ritorno in Brianza i due sposini graziati dal tremendo uragano di cui parla tutto il mondo.

Hanno iniziato a farlo martedì tramite Skype e Facebook, i due strumenti con cui hanno sempre cercato di mantenere un contatto con l’Italia. Tantissimi amici hanno affollato di messaggi le loro bacheche virtuali, in cerca di notizie e rassicurazioni. Così, quando Sandy ha lasciato la Grande mela, dopo averla rivoltata come un calzino, Chiara dalla sua stanza di albergo affacciata su Times square, ha postato questo messaggio: «Ciao amici e parenti! Nonostante l’uragano (che a Midtown non si è per fortuna sostanzialmente sentito), io e Lele stiamo bene. Quasi tutte le immagini apocalittiche che trasmettono in tv in questi giorni sono relative a Battery Park, al Financial District, al Queens e al New Jersey».

Questo è il racconto di Emanuele, che mercoledì, via mail, scrive: «Siamo arrivati a New York venerdì sera – quando ancora non si pensava che Sandy sarebbe arrivato anche all’interno. Ma, visto che si preannunciava l’arrivo dell’uragano, tra sabato e domenica abbiamo cercato di vedere il più possibile. Lunedì siamo stati in giro fino alle 16, e abbiamo fatto scorta di cibo e acqua, come tutti: ci avevano consigliato di fare così perché non si sapeva quanto potesse durare l’emergenza. Poi siamo rientrati in hotel e, come da ordini, da lì non ci siamo mossi fino al mattino dopo. Non potevamo fare altro che aspettare che passasse: siamo stati in camera seguendo in tv e su internet gli aggiornamenti, per capire cosa stava succedendo e intuire cosa sarebbe successo nelle ore successive.

Avevamo paura, e anche se in tanti erano ancora in piazza, verso sera, noi non ce la siamo sentiti di uscire. Martedì mattina poi, abbiamo approfittato del fatto che la pioggia e il vento fossero diminuiti e abbiamo fatto un giro nell’isolato, senza allontanarci troppo visto che le metropolitane erano ancora chiuse e i mezzi di trasporto pubblico bloccati, così come erano chiusi i musei, i ristoranti e tutti i grossi negozi dove fino al giorno prima c’erano code interminabili di persone intente a fare scorte di viveri.

Impressionante vedere la caotica e sempre illuminata New York trasformarsi in deserto buio, con i cordoli di sacchi di sabbia davanti alle vetrine dei negozi e le strade piene di rami e fogliame spezzati e trasportati dal vento gelido. Solo qua e là c’era qualche piccolo supermercato aperto. Sicuramente la situazione drammatica è sulla costa, colpita dalle mareggiate e dalla tempesta, fortunatamente noi siamo abbastanza all’interno». Aggiunge Chiara: «Rientriamo venerdì pomeriggio (ieri per chi legge, nda) e per allora l’aeroporto John Kennedy dovrebbe essere in funzione regolarmente».
Alessandra Botto Rossa