Desio – I parenti, gli amici, i compaesani. In tanti hanno voluto dare l’ultimo saluto a Paolo Vivacqua, il cinquantunenne ucciso a colpi di pistola lunedì scorso mentre era nel suo ufficio, in via Bramante a Desio. Oggi pomeriggio nella basilica di Desio si sono celebrati i funerali dell’uomo, originario di Ravanusa in Sicilia, ma che da anni viveva prima a Desio e poi ultimamente a Carate. In prima fila i figli e i parenti.
“Siamo nel momento del buio- ha detto il prevosto don Elio Burlon – questa morte resta un mistero, Vivacqua è vittima di un gesto di estrema violenza”. E parlando del male provocato dagli uomini, il sacerdote ha citato anche il “guazzabuglio del cuore umano” di Manzoni. “Dobbiamo pensare all’eredità che lascia- ha concluso poi don Burlon – . L’eredità non materiale, ma di affetti”. E di eredità ha parlato a fine cerimonia anche un amico, che ha ricordato la generosità e la disponibilità di Vivacqua.
Sul sagrato della chiesa, intorno al feretro, coperto da rose rosse, numerose corone di fiori di amici e conoscenti. L’uomo è stato seppellito al cimitero nuovo di Desio. Intanto proseguono le indagini dei carabinieri, che non escludono nessuna pista per risolvere il mistero di un delitto che ha tutto l’aspetto di un vero e proprio agguato. Col passare dei giorni, emergono sempre più particolari sulla vita di Vivacqua, imprenditore a cui erano riconducibili diverse società attive nel settore della compravendita di immobili e terreni e del commercio e smaltimento di rottami. Al vaglio sia la pista di un omicidio scaturito nell’ambito del giro d’affari dell’uomo ma anche la pista della sfera privata.
Paola Farina