Limbiate – Mettere mano al groviglio di competenze e progressivo degrado dell’ex area del manicomio Antonini sembrerebbe essere veramente una ”cosa da pazzi”. Eppure è proprio con il progetto «Mombello: cose da pazzi? La scuola protagonista di un progetto di riqualificazione ambientale», finanziato dalla Fondazione Cariplo, qualcuno che ci sta provando c’è. In primis l’istituto agrario Castiglioni e gli studenti delle due classi coinvolti in presa diretta nel percorso della durata di due anni, ma anche tutti gli attori, associazioni, realtà sanitarie e socio assistenziali, l’Elsa Morante, ultimi baluardi di resistenza in un’area verde che potrebbe essere una ricchezza ma che versa, anno dopo anno, in condizioni sempre più critiche. Le classi hanno lavorato, seguite dagli esperti dell’associazione Eventi Sostenibili e docenti sulla ricognizione sull’area, con l’obiettivo di realizzare per la seconda DT della realizzazione di un cortometraggio e per la terza BP sull’ipotesi progettuale.
Se il prossimo step sarà un forum di confronto con le istituzioni, la scorsa settimana Villa Crivelli ha ospitato un workshop che ha raccolto le adesioni dei rappresentanti di tutte le realtà che si trovano all’interno della collina, oltre che del Comitato di cittadini del Villaggio Fiori e degli assessori comunali Andrea Pellegata e Riccardo Alberti.
Opinione quasi comune è stata, chiamando in causa le istituzioni, provincia e Asl, oltre al Salvini, la mancanza di una regia generale e la volontà di attivarsi di tutti coloro operano nell’area, ma che soprattutto sia pronto ad investire per riqualificare il polmone verde. Anche le segnalazioni delle criticità riscontravano le stesse identiche problematiche, ormai croniche: la pericolosità dei padiglioni, gli episodi di vandalismo, la presenza di amianto, l’assenza di manutenzione del verde. Tante però, anche le proposte: prima fra tutte l’adozione dell’area circostante a ciascuno degli edifici per la pulizia, un evento primaverile di coinvolgimento della popolazione per la rimozione dei rifiuti, ma anche un giardino botanico, un percorso vita, un mercatino di prodotti a filiera corta. Ma in tutto questo panorama, una storia a lieto fine c’è: è quella di Ricciolino, un riccio adottato dagli studenti della scuola, curato e poi riportato nel suo ambiente naturale. Chissà che non sia di buon auspicio.
Ileana Brioschi