Crisi, le famiglie vendono l’oro

Crisi, le famiglie vendono l’oro

Monza – La corsa all’oro, in tempo di crisi, viaggia al contrario. Lo sanno bene i titolari degli “oro point”, punti di acquisto autorizzati da una legge del 2000 che consente di pagare in contanti chi offre merce in oro. Ancora meglio lo sanno i clienti, un popolo sempre più nutrito di persone che, per scelta o per necessità, decide di vendere i propri gioielli di famiglia per fare “cassa”. Il fenomeno è in continua espansione.

E a testimoniarlo sono i numeri: nel giro di 8 anni i punti vendita di oro usato si sono disseminati da un capo all’altro della regione ad una velocità esponenziale. Erano appena una ventina nel 2002, con Monza a fare da capofila con l’apertura del primo negozio a marchio “Oro cash” (che attualmente ha 85 filiali in tutta la Lombardia); oggi se ne contano a centinaia e, dopo la provincia di Milano, è la ricca Brianza a fare da “regina”. Da Monza (con 8 negozi) a Brugherio (3), da Agrate a Lissone (uno per ciascuno), fino a Seregno, Carate Brianza e Nova Milanese – solo per dirne alcuni – gli “oro point” cercano di accattivarsi potenziali clienti con vetrine ricoperte da manifesti (“Compro oro” “Pago in contanti e subito”), spesso agli incroci di strade statali o provinciali. Nulla in comune con le vetrine imbandite delle tradizionali oreficerie del centro, dove il commerciante ritira l”usato” del ciente per fargli lo sconto sul prezzo del gioiello che gli vende.

“La legge del 2000 ha aperto un mercato nuovo – spiega il gestore del negozio “Compro oro” di Monza – Chi prima non sapeva che farsene dei vecchi gioielli di casa ora si rivolge a noi per ricavare subito il liquido. Ci portano soprattutto monili mai indossati o fuori moda, come preziosi in oro rosso. Oppure orecchini spaiati o collanine rotte”. Folto è pure il gruppo dei “delusi”: mogli e fidanzate abbandonate, soprattutto. Che, per chiudere definitivamente col passato, rinnegano i regali dell’”ex”. Clienti per scelta, dunque. Ma non solo. Perchè all’incirca il 40 per cento di chi varca la soglia degli oro point lo fa per necessità, sulla spinta di impellenti problemi finanziari. In particolare pensionati o lavoratori precari che da un giorno all’altro si sono trovati senza un lavoro e con le spese da pagare.

Ma quando bisogna tirare alla fine del mese spesso ci si deve accontentare di prezzi da svendita: 10 euro al grammo, quando va bene (meno della metà del costo sul mercato del metallo prezioso), 5 euro, quando va male. Valore che varia a seconda della qualità e del colore, ma anche delle quotazioni dell’oro in borsa nell’arco della settimana. “Se è la settimana sbagliata il cliente rischia di realizzare davvero poco – conferma la dipendente della catena “Compro oro” di Brugherio – Dipende dal momento e dalle necessità: chi può aspettare rimanda la vendita, chi non può si accontenta oppure cambia negozio sperando in una quotazione migliore”. Il venditore, infatti, deve fare i conti con un mercato estremamente differenziato.

“Per telefono non facciamo quotazioni”, avverte un commerciante. E così, andando di persona in quattro oro point diversi (a Monza, Brugherio e Agrate) con un collier in oro bianco e quattro diamanti (acquistato nel 2006 a più di mille euro), si scopre che la valutazione può oscillare tra i 290 euro di Brugherio e i 200 euro di Monza. Prezzo compreso di offerta “da rottamazione” per i diamantini: 20 euro in tutto.Va un po’meglio in due gioiellerie (una a Monza, la seconda a Vimercate), dove lo stesso gioiello viene valutato 350 euro, a condizione però di acquistare in contemporanea un altro prezioso. Il guadagno, in questo caso, sarebbe maggiore, con la differenza che gli oro point pagano in contanti. Pochi, maledetti e subito.
Erika Camasso