Concorezzo – «Caro Paolo, come prima cosa devi sapere che ero leggermente indecisa su come iniziare questa lettera; ho pensato per molto tempo se iniziarla con un cortese “Egregio Signor Borsellino” o un affettuoso “Caro Paolo”. Poi ho realizzato che questa lettera non è per farti pagare qualche tassa che hai dimenticato e quindi mi sembra più opportuno iniziarla in maniera affettuosa nonostante tu non mi conosca». Comincia con una lettera che è una sorpresa mercoledì mattina, all’oratorio di Concorezzo, l’incontro organizzato tra ragazzi delle scuole medie della città e Salvatore Borsellino, fratello del magistrato Paolo, ucciso il 19 luglio 1992 a Palermo. E’ una lettera indirizzata al giudice assassinato dalla mafia – scritta da una studentessa a nome di tutte le classi terze dell’istituto – che è un regalo per il fratello di Borsellino.
«Ho ascoltato la tua storia con molto interesse, anche se l’argomento mi fa molta paura -. recita la lettera degli studenti – Vorrei chiederti come ci si sente ad essere così vicini al male, quali emozioni si provano. Mi meraviglio sempre più ripensando alla tua storia, quasi non mi sembra reale». Un mondo difficile da comprendere quello della mafia, soprattutto se hai 13 anni e vivi in Brianza. Ma la storia capita che possa diventare più reale se il paragone è con una realtà che conosci: «La mafia non è qualcosa di lontano: nel nostro mondo di ragazzi il bullismo vive di illegalità e di omertà».
Commosso dal gesto dei ragazzi (erano in tutto più di cento), accompagnati dalla preside Carla Farina, dagli insegnanti, dal viceparroco don Stefano Buttinoni e dall’assessore all’Educazione Emilia Sipione, Salvatore Borsellino ha voluto ringraziarli. «Mio fratello Paolo credeva con convinzione nei giovani. Lui era certo che soltanto le vostre coscienze possono cambiare il mondo. Continuate a crederci». Per due ore gli studenti sono poi rimasti in silenzio ad ascoltare il fratello del magistrato ucciso in via D’Amelio, che ha voluto portare una testimonianza della lotta di Paolo Borsellino contro la mafia, ripercorrendo gli episodi della sua vita pubblica e privata.
«Il giudice Borsellino non è stato un eroe – ha detto Salvatore – ma solo uno che credeva nello Stato e nella giustizia». Fornendo qualche dato sull’attività dell’associazione Libera contro le mafie di cui fa parte, il fratello del magistrato ha poi invitato i ragazzi delle medie a non abbassare mai la guardia e non cedere al ricatto dell’illegalità e dell’omertà: «La mafia si annida ancora in mezzo a noi – ha sottolineato Borsellino – ed è più vicina di quanto non possa sembrare». Salvatore Borsellino ha salutato gli studenti con un “arrivederci”: l’incontro sarà replicato a Brugherio nella prossima primavera.
Erika Camasso