Monza – Gratuità e apertura agli altri, non solo per solidarietà, ma soprattutto per volersi bene. Perchè chi riserva tempo agli altri in fondo fa un regalo a se stesso. Il Mapo, Movimento amici della Piccola opera, è il frutto di una generosità che matura da 15 anni accanto alle tante attività dell’Istituto religioso delle minime oblate del Cuore immacolato di Maria. La generosità è quella dei tanti volontari, più di novanta, che giorno dopo giorno offrono parte del loro tempo accanto ai minori e alle loro famiglie tra Villa Eva e le comunità educative del centro residenziale di Monza, e anche alla scuola Tonoli. Senza dimenticare le altre strutture della Piccola opera, in Liguria e Valtellina, con cui c’è un interscambio continuo. Accoglienza, condivisione e accompagnamento alla crescita di bambini e ragazzi ospiti delle comunità sono alla base dell’impegno dei volontari, chiamati a collaborare, nei diversi servizi dell’Opera, con educatori e insegnanti, in particolare promuovendo attività sportive, culturali, di socializzazione e sostegno allo studio.
E per ciascuno c’è un compito preciso, in base ad attitudini e disponibilità: c’è chi si occupa di piccoli lavori di falegnameria, giardinaggio e sartoria, o chi si prende cura, nella gestione quotidiana delle strutture di accoglienza, di piccoli lavori. Poco o tanto, insomma, l’importante è concedere qualcosa agli altri. Perché dare è soprattutto ricevere. E in questo caso i volontari donano quello che possono, per essere ricambiati con i sorrisi dei minori delle comunità, che spesso si trovano in situazioni difficili, loro malgrado. Fondamentale per le attività legate alle Oblate è anche il supporto dei volontari che si occupano del trasporto dei bambini a scuola, a casa, alle attività sportive e ai Servizi sociali. E qui c’è un appello da lanciare: servono pensionati disponibili ad offrire qualche ora di tempo per questo servizio. (Gli interessati possono chiamare allo 039.79.18.36 Suor Antonia Tentori).
La storia di due volontari – Tante storie, tante volti, in questi quindici anni di attività del Mapo, si sono intrecciati e la tela costruita è oggi una realtà di volontariato preziosa. Mario Giambelli, 62 anni, e Lillia Valsecchi, 57 anni, marito e moglie hanno scelto di impegnarsi per il Movimento amici piccola Opera da circa 6 anni. Mario tiene corsi di ballo latino americano e di ginnastica e accompagna i bambini in piscina. Lillia organizza il laboratorio teatrale per bambini e ragazzi del centro Mamma Rita, oltre a seguire un ragazzo nello studio.
“Siamo una coppia senza figli – si descrivono Mario e Lillia – sposata da oltre trent’anni, con tanto dinamismo in corpo e voglia di fare cose nuove. Tutto questo interagire con i ragazzi non fa altro che stimolare la nostra fantasia, mettere a frutto le esperienze di una vita insieme, per spronarci ad essere migliori per noi e per loro”. Per loro, come per gli altri volontari, ogni anno vengono organizzati corsi di preparazione psico-pedagogica, di aggiornamento e incontri di riflessione spirituale e preghiera. Perché l’improvvisazione non fa parte dell’impegno per gli altri. “I ragazzi hanno problemi, si portano dietro pesanti fardelli di vita vissuta, di cui sappiamo ben poco. Non sempre ci sentiamo all’altezza per affrontare tutto ciò, però ci consultiamo e chiediamo consigli alle sorelle ed agli educatori”. “Ha iniziato Lillia, – ricorda Mario Giambelli – aiutando due pomeriggi alla settimana un tredicenne albanese a fare i compiti. Così ha conosciuto gli altri ospiti e tutta l’organizzazione. Ne ha parlato con me ed io mi sono incuriosito. Ho conosciuto quel ragazzo, senza aspettarmi nulla e nulla pretendere, Così è nato l’affetto. Al quel ragazzo è stato subito affiancato un suo amico marocchino e insieme siamo diventati una squadra”.
Fiducia, stima, rispetto, affetto, voglia di divertirsi insieme e di imparare, tutto ciò in entrambe le direzioni, sono gli ingredienti che hanno resto solido il legame di Mario e Lillia con le attività del Mapo e soprattutto con i ragazzi incontrati. La delusione e la stanchezza, che pur talvolta giungono, se ne vanno in fretta. Resta solo l’affetto e la voglia di fare. «Le competenze di un volontario, – continuano marito e moglie – che poi sono anche le sue doti, non bastano mai. Ci vogliono pazienza, equilibrio, buonsenso, tolleranza, altruismo e la volontà di aggiornarsi costantemente con esperti. Anche se poi spesso le soluzioni si trovano sul campo”.
Arianna Monticelli