«Censurata» foto contro il PdlBiassono, mostra nella bufera

«Censurata» foto contro il PdlBiassono, mostra nella bufera

Biassono – Sabato 30 ottobre il museo civico Verri, ha ospitato una mostra fotografica collettiva dal titolo “Fantasmi…immagini di confine”. Il fantasma, visto come entità sospesa tra due mondi che non riescono a comunicare, rivisitata in chiave moderna. Un tema molto vasto che racchiude vari significati interpretati dagli artisti con le trasparenze, le paure, ma anche attraverso il tema “fantasmi di mafia”.

E proprio una fotografia parte di quest’ultimo tema, non è stata ammessa alla mostra. Il fatto è accaduto durante l’allestimento, quando il custode ha consigliato all’autore M.A, di rimuovere la foto in cui era immortalata una manifestazione di piazza contro la mafia. La fotografia componeva un trittico dedicato agli scomparsi della mafia, parte di un reportage realizzato dal noto professionista lo scorso 20 marzo durante la manifestazione di Libera in piazza Duomo a Milano.

La questione è nata dal cartello leggibile in foto, in protesta contro la mafia e schierato contro il Pdl. La motivazione di tale gesto è stata il timore di turbare le persone in visita alla mostra e di avere rimostranze da parte della giunta leghista del comune. La questione è stata risolta pacificamente con il ritiro della foto da parte dell’artista, amareggiato per la situazione inattesa, in quanto la questione è stata interpretata politicamente, lontana dalle sue intenzioni.

«Capisco la posizione dell’artista e la buona fede – ma per noi la foto aveva un contenuto politico – ha spiegato il custode M. T – Abbiamo consigliato all’autore di toglierla, in quanto non rispettava i canoni culturali. Siamo un’associazione culturale e abbiamo a che fare con un pubblico che dobbiamo rispettare. Ogni contenuto che riguarda la politica o anche una marca nota di beni di consumo per esempio, non viene esposta per il rispetto delle persone, ma la questione legata alla Giunta non c’entra assolutamente nulla. E’ solo una questione di rispetto dei nostri canoni culturali».
Erica Sironi