Brugherio – Associazione a delinquere di stampo mafioso. Questa l’accusa di cui potrebbe dover rispondere davanti al tribunale di Monza Marcello Paparo, 45 anni, di origini calabresi, assieme a altri suoi familiari e vari personaggi coinvolti nell’operazione “Isola”, che nel mese di marzo portò i carabinieri del reparto di Monza ad eseguire venti arresti, nove dei quali per associazione mafiosa. Il 15 ottobre il gup del tribunale di Milano (l’inchiesta era stata coordinata dal pm Mario Venditti, della direzione distrettuale antimafia) Giuseppe Vanore si esprimerà sulla richiesta di rinvio a giudizio.
L’indagine aveva preso il via la notte tra il 3 ed il 4 ottobre del 2004, quando la Mercedes di Marcello Paparo, venne raggiunta da alcuni colpi di pistola. Un’intimidazione che secondo gli inquirenti era espressione della sanguinosa faida all’epoca in corso tra i Nicoscia e gli Arena, due clan ‘ndranghetisti di Isola di Capo Rizzuto (Crotone). Dopo quell’episodio, Marcello Paparo si era trasferito da Cologno Monzese a Brugherio, in via Monte Cervino, dove ancora risultava domiciliato al momento dell’arresto.
Sempre a Brugherio aveva sede il Consorzio Ytaka, società attorno alla quale, secondo gli inquirenti, ruotavano gli affari dei Paparo (il cui esponente di spicco era considerato il 45enne Marcello). Attività apparentemente legali, condotte però con modalità mafiose, come le intimidazioni ad imprenditori concorrenti, o le spedizioni punitive contro sindacalisti che rivendicavano maggiori tutele nei confronti dei lavoratori. Movimento terra e facchinaggio, i settori in cui si erano inseriti le società del consorzio brugherese.
Il procuratore di Milano, Manlio Minale, aveva parlato di ‘ndrangheta di terza generazione: «la prima generazione era dedita alle estorsioni dirette e al narcotraffico, la seconda dimostrava la volontà di partecipare agli utili delle aziende imponendosi come soci occulti; queste nuove leve si danno all’attività imprenditoriale, condotta però con metodi mafiosi».