Blitz anti ‘ndrangheta, spuntanonomi di politici: c’è anche Ponzoni

Spuntano i nomi di una serie di politici “avvicinati dal gruppo e coinvolti in un rapporto sistematico di cointeressenze'', come si legge nell'ordinanza che ha portato in carcere anche il boss dell'ndrangheta Salvatore Strangio e l'imprenditore Ivano Perego di Cassago Brianza.
Blitz anti ‘ndrangheta, spuntanonomi di politici: c’è anche Ponzoni

Monza – Spuntano i nomi di una serie di politici “avvicinati dal gruppo e coinvolti in un rapporto sistematico di cointeressenze”, come si legge nell’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip Giuseppe Gennari che ha portato in carcere, nell’ambito della maxi operazione di oggi coordinata dalle Dda di Milano e Reggio Calabria, anche il boss dell’ndrangheta Salvatore Strangio e l’imprenditore Ivano Perego di Cassago Brianza, provincia di Lecco al confine con la Brianza monzese, presidente della Perego Strade, una delle maggiori società operanti in Lombardia nel settore del movimento terra.

Secondo fonti di agenzia, nel provvedimento comparirebbero, accanto a quello dell’ex assessore provinciale di Milano della giunta Penati Antonio Oliverio anche i nomi dell’ex assessore regionale all’ambiente Massimo Ponzoni (Pdl), dell’ esponente dell’Udc (ex An) Emilio Santomauro e di Guido Nardini, che partecipò alle elezioni comunali di Cinisello Balsamo per il Pdl. Sono stati definiti dal giudice ”politici avvicinati dal gruppo e coinvolti in un rapporto sistematico di cointeressenze”. Le relazioni con i politici altro non sarebbero che parte di quello che il pm, nella richiesta di misura cautelare definisce “capitale sociale dell’organizzazione criminale”.

Lo scrive Gennari nell’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa nei confronti di cinque persone tra cui appunto il boss Salvatore Strangio e Ivano Perego. Il giudice scrive che Perego è ”il principale strumento di accesso a quel mondo”, cioè a quello dei politici con l’obiettivo ”di mettere le mani sugli appalti pubblici”. In una conversazione telefonica dell’aprile 2009, l’imprenditore di Cassago Brianza manifesta l’intenzione ”di iscrivere la Perego alla Compagnia delle Opere indicando Oliverio come la persona che potrebbe far crescere ulteriormente l’azienda”. Secondo l’ordinanza, Oliverio si era peraltro proposto come ”ben retribuito consulente della Perego: e qui la consulenza – sottolinea il gip – si estrinseca nella costruzione di occasioni di incontro con elevati esponenti politici che si ritiene, nella logica dell’imprenditore, poter essere il mezzo per ottenere successivi vantaggi”. Il giudice attribuisce a Oliverio il ruolo di ”collettore” per ogni problema di interesse di Perego e della sua società ”dall’autorizzazione per questa o quella cava, al contatto con quell’imprenditore, ai rapporti con quelli di Cosbau (società trentina di cui l’ndrangheta deteneva una parte del capitale, ndr), alle piccole sciocchezze come i biglietti per la Formula 1”.

Secondo il giudice dal quadro complessivo emerso dalle indagini che oggi hanno portato alla maxi operazione ”ben si vede quale sia il grado, impressionante e profondo, di penetrazione della criminalità organizzata calabrese nell’amministrazione della res pubblica. I calabresi – questa la conclusione – possono fare affidamento su una rete di rapporti vasta, risalente e in grado di assicurare ogni tipo di favori: dalla sanità (…), agli appalti, alla pubblica sicurezza, alla politica in senso stretto”.