Besana – Oltre ad aver pagato il conto con la giustizia, adesso dovrà restituire il maltolto. Lo ha deciso il giudice del tribunale civile di Monza Piero Calabrò, che ha condannato Umberto I., 53 anni, originario di Torre Annunziata ma residente nell’hinterland di Milano, a restituire i soldi rapinati nel 1989 all’ufficio postale di Besana. Un colpo che all’epoca fruttò 108 milioni di vecchie lire e che ora al pregiudicato costerà l’equivalente nella moneta corrente, per le precisione 55.797 euro, oltre agli interessi legali maturati a partire dal lontano 13 febbraio 1989. In quella data, infatti, Umberto I, aveva preso parte alla rapina consumata ai danni dell’ufficio postale, peraltro già assaltato un mese prima senza successo. L’episodio era stato consumato assieme a due complici. Il trio si era presentato alle 10.15, a bordo di una Lancia Delta rossa rubata a Piacenza, condotta proprio da Umberto I, all’epoca 24enne. Nell’ufficio avevano fatto irruzione due persone, una di stazza robusta e “aspetto piacente” secondo le testimonianze rese all’epoca, che con una grossa pistola aveva minacciato tutti i presenti, l’altro più basso che aveva scavalcato il bancone per farsi consegnare il denaro. Dopo aver sottoposto ai presenti un album fotografico con molte facce note alle forze dell’ordine, tutti i sospettati per il colpo, i militari del nucleo operativo di Seregno arrivarono ad indentificare Umberto I., che in Corte d’Appello ha visto la condanna a 6 anni emessa in primo grado ridursi a 3 anni e 4 mesi, e altri due pregiudicati, uno dei quali è stato assolto. Copie delle sentenze penali sono state prodotte dai legali di Poste Italiane sul tavolo di Calabrò, il quale ha condannato il rapinatore anche alla rifusione delle spese processuali, circa 3mila euro. «Si tratta di una sentenza unica nel suo genere, che potrebbe creare un precedente importante», fanno sapere dal tribunale di Monza.
Federico Berni