Monza – Chi ci va per la prima volta resta stregato, chi ci è già stato non vede l’ora di tornarci. Sarà che regala un weekend lungo in una delle regioni più belle della Francia, sarà che per qualcuno è la prima vacanza all’estero. Poi c’è anche che è una delle manifestazioni che hanno scritto la storia della pallacanestro giovanile in Europa. E il gioco è fatto.
Quest’anno il torneo di Pacé ha spento ventinove candeline e le monzesi Gerardiana e Forti e Liberi c’erano. Naturalmente. Per tuffarsi nei due giorni in cui quindici Paesi rappresentati da quaranta squadre si sfidano in più di cento partite. In un trionfo di nuove amicizie, discorsi in lingue diverse, accoglienza calorosa in famiglia, necessità di sbrigarsela magari da soli. Che per un ragazzino del 2000 è già una vittoria. E poi c’è il basket, perché chi va a Pacé lo fa per arrivare più lontano possibile. Come sanno bene sia la Gera sia la Forti, capaci a metà anni 2000 di spartirsi finali, vittorie e podi.
Quest’anno dal punto di vista agonistico è andata meglio ai bianconeri, ottavi (per estrazione a sorte) e sconfitti nei quarti dai cechi del Pisek (poi battuti in finale dallo Charenton). La Forti ha esordito battendo i favoriti lituani del Vilnius e ha continuato infilando cinque vittorie che hanno regalato una foto su “Ouest France” nelle pagine sportive di Rennes e dintorni.
Proprio il Pisek è stato l’ostacolo che invece ha segnato il percorso della Gerardiana: fatali i primi dieci minuti di emozione e la concentrazione ritrovata dopo un tempo non è bastata per rimettersi in carreggiata. Dopo la sconfitta, un pareggio e un altro ko di misura contro i padroni di casa di Pacé prima – finalmente – della vittoria in scioltezza. Lo stop subito dai tedeschi del Bamberg ha chiuso la strada per il passaggio del turno, facendo finire il divertimento al girone di qualificazione.
Ma fra qualche giorno, commentano da San Gerardo, passeranno in secondo piano «il punteggio delle partite disputate, per ricordare l’esperienza vissuta coi compagni, coi “cugini” della Forti e Liberi, le famiglie adottive ma, soprattutto, con altre centinaia di ospiti di svariate nazionalità in un clima di grande festa e sportività». Perché questo è lo spirito di Pacé.
Chiara Pederzoli