Atletica: Rovelli, l’intramontabileIl 94enne vince tricolore del peso

Classe 1918, Giuseppe Rovelli ha vinto al Palamarche di Ancona il campionato italiano indoor nei Master 95 nella gara del lancio del peso. All'esordio nella categoria. Fondatore nel 1952 dell'Aics Biassono, dispensa consigli e ammonimenti ai giovani.
Atletica: Rovelli, l’intramontabileIl 94enne vince tricolore del peso

Biassono – L’hanno descritto, a più riprese, un atleta senza tempo, un autentico campione che sta conquistando una serie di risultati da guinness fra lanci e prove multiple nei Master dell’atletica leggera ma Giuseppe Rovelli si definisce, con estrema schiettezza, persona semplice ancorché capace a 94 anni di regalare emozioni.

Conversare con Rovelli è come sfogliare un libro sul quale sono riportate storie e vicende di diverse epoche, oggi tanto lontane. Lo spunto arriva dal titolo vinto nel getto del peso degli Italiani indoor ad Ancona.

«Era la gara che coincideva con il mio esordio nei Master 95 e sulla pedana del peso sono riuscito a stabilire con 5,84 metri il nuovo limite nazionale ritoccando il primato di 5,50 di Mario Riboli».

Poi, inizia a sfogliare il libro della sua vita, un autentico romanzo nel quale si intrecciano eventi e vicende umane che danno spazio alle donne della sua vita («la prima moglie, conosciuta a Saronno, era bellissima») i figli, i discendenti ma per rammentare tutto «ho già chiesto a mio nipote – aggiunge – di trasferirle in una pubblicazione, anche se al momento senza esito».

La successione degli eventi inizia nei primi anni del secolo scorso a Milano. «Sono nato il 23 novembre 1918 in un quartiere nei pressi della darsena di Porta Ticinese – spiega – Da ragazzo ho praticato l’atletica in gruppi sportivi rionali; mi trovavo a mio agio sul doppio giro di pista. Poi la guerra: appena iniziato il servizio di leva, vengo trasferito a Foggia in un campo militare governato dai tedeschi.
Nel ’43 rientro a Milano e trovo occupazione nella ditta Boldrocchi che produce ventilatori e apparecchi soffianti. In questa azienda ho lavorato una vita e ancor oggi i titolari, dopo quattro generazioni, mi invitano alle loro manifestazioni. Il lavoro mi dà l’opportunità di proseguire l’attività sportiva e per qualche tempo gareggio con la Pirelli. Nel ’48 con la Boldrocchi che si trasferisce a Biassono, trovo casa in questa cittadina e per tre anni abbandono l’atletica».

Fino al 1951, risulta. «Esatto. Proprio quell’anno fondo l’Aics Biassono e ricopro la carica di presidente sino allo scorso dicembre quando lascio la guida a Claudia Monguzzi rimanendo come vice pronto a dispensare consigli. Sono un dirigente anomalo in quanto preferisco trascorrere il tempo sui campi gara e insegnare agli atleti».

Poi, parafrasando una citazione di Eduardo De Filippo, «nella vita le gare non finiscono mai» e ha ripreso a gareggiare. E’ stato nel ’95 quando mi sono reso conto che potevo essere competitivo nei Master. Ho ripreso con i lanci e oggi mi diverto ancora».

Non solo passatempo, però: nel suo palmares ci sono decine di medaglie vinte in ambito nazionale e internazionale tra le quali brillano quelle d’oro che si è aggiudicato a Lathi, in Finlandia, nel 2009 nei lanci di disco, martello e martellone con maniglie.
Franco Cantù