Una delle notizie che ha fatto il giro della rete in un tempo brevissimo. «To our Fans and Friends: As R.E.M. (…) we have decided to call it a day as a band». Michael Stipe e soci l’hanno comunicato nella serata italiana del 21 settembre attraverso il loro sito ufficiale: dopo trentuno anni di carriera, i Rem dicono basta.
«Ai nostri fan e ai nostri amici – recita il comunicato – come R.E.M. e come amici di una vita e co-cospiratori, abbiamo deciso di smettere di essere una band. Ce ne andiamo con grande senso di gratitudine, di compiutezza, e di stupore per tutto ciò che abbiamo realizzato. A chiunque sia mai stato toccato dalla nostra musica va il nostro più profondo ringraziamento per averci ascoltato».
Michael Stipe, voce e volto, Peter Buck alla chitarra, Mike Mills al basso e, fino al ’97, Bill Berry alla batteria (ringraziato ufficialmente da Buck nei saluti). Nati in Georgia, ad Athens, nell’aprile del 1980 hanno fatto il grande salto dalle etichette indipendenti al grande pubblico nel ’91 con l’album “Out of time” e la stra-suonata “Losing my religion”, il primo singolo e il brano che tutti hanno sentito almeno una volta (That’s me in the corner/That’s me in the spotlight/Losing my religion). E se per caso non è successo, sarebbe il caso di rimediare.
«Un saggio una volta disse che la cosa più importante quando si va a una festa è sapere quando è il momento di andare via – è il commento di Stipe – Abbiamo costruito qualcosa di straordinario insieme. E ora è tempo di abbandonarla. Spero che i nostri fan capiscano che questa non è stata una decisione facile. Ma tutte le cose hanno una fine e noi abbiamo voluto finire bene, a modo nostro. Ringraziamo tutti quelli che ci hanno permesso di essere i R.E.M. durante questi 31 anni. È stato meraviglioso».
In oltre trent’anni di carriera, i Rem hanno collaborato con grandi nomi della musica mondiale (Patti Smith ed Eddie Vedder solo per l’ultimo “Collapse into now” del 2010). E non sono mancati i tributi, anche dall’Italia. Nel ’94 Ligabue ha preso “It’s the end of the world as we know it (and I feel fine)” e l’ha trasformata in “A che ora è la fine del mondo?”. Un modo come un altro per far conoscere al pubblico la versione e gli autori originali. Come ha chiosato un giornalista musicale, It’s the end of the Rem as we know it. E ai fan dei Rem ora tocca svegliarsi.
Ch.Ped.