È arrivata anche la firma del presidente della Repubblica: l’autonomia differenziata è ormai legge a tutti gli effetti. La promulgazione di Sergio Mattarella non segna, però, la conclusione dell’iter del provvedimento approvato il 19 giugno dalla Camera dopo il via libera pronunciato in gennaio dal Senato.
Autonomia differenziata: quali sono i primi passi della nuova legge, le opposizioni raccolgono firme
Il testo, cavallo di battaglia della Lega, è stato votato dalle formazioni di centrodestra nonostante perplessità e maldipancia manifestate da parecchi esponenti di Forza Italia e Fratelli d’Italia, in particolare nelle regioni del Sud. Le opposizioni, fermamente contrarie, hanno già annunciato la raccolta delle firme necessarie a promuovere il referendum abrogativo: eppure, non solo al Nord, alcuni anni fa Pd e Movimento 5 Stelle hanno sostenuto le richieste di trasferimento di determinate materie presentate da alcune regioni tra cui Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna.
La legge, firmata dal ministro Roberto Calderoli, introduce la possibilità per i singoli territori di domandare al Governo la devoluzione del potere di legiferare su venti materie su cui ora la competenza tra Stato e regioni è “concorrente” e sulla gestione di altre tre tra quelle di competenza esclusiva di Roma, tra cui l’istruzione.
Autonomia differenziata: quali sono i primi passi della nuova legge, cosa sono i “lep” e perché sono importanti
Prima di presentare le loro istanze dovranno, però, attendere che il Governo fissi i “lep“, ovvero i livelli essenziali delle prestazioni, con cui cercherà di garantire che in ogni angolo d’Italia vengano erogati ai cittadini servizi con il medesimo grado di qualità. L’operazione è tutt’altro che semplice tanto che la legge concede all’esecutivo due anni per completarla: i lep saranno fondamentali anche per definire le risorse che lo Stato dovrà versare alle singole regioni per ogni materia trasferita che complessivamente potrebbero pesare 170 miliardi di euro.
Autonomia differenziata: quali sono i primi passi della nuova legge, cosa succede dopo i lep
Una volta conclusa questa fase ogni regione potrà inviare al Governo l’elenco delle materie richieste e intavolare la trattativa in cui dovrà dimostrare ai ministeri interessati di essere in grado di gestire le nuove competenze e di garantire ai cittadini i livelli di prestazione stabiliti dallo Stato. L’intesa raggiunta al termine del confronto dovrà passare il vaglio della Conferenza unificata composta dai rappresentanti di regioni, province e comuni e quello delle commissioni parlamentari prima di essere sottoscritta dal Consiglio dei ministri. Ogni procedimento si protrarrà per parecchi mesi: per accelerare i tempi i singoli territori potrebbero proporre fin d’ora il trasferimento di alcune delle nove materie che non richiedono la compilazione dei lep tra cui protezione civile, previdenza complementare, commercio estero e tutela dell’ambiente.
«Ho sollecitato le regioni a non domandare subito tutte e 23 le materie – ha affermato Calderoli alcune settimane fa durante un incontro a Monza – il Governo approfondirà le richieste una a una: andremo con i piedi di piombo. Valuteremo bene le capacità di ogni ente di acquisire funzioni molto complesse: si chiama differenziata perché ci sono tante differenze tra i territori».