È muro contro muro tra Nokia e sindacati sulla partita dei 115 licenziamenti su scala nazionale, 82 dei quali nel solo sito di Vimercate, che l’azienda intende mettere in atto dai primi di novembre, quando scadranno i dodici mesi di cassa integrazione straordinaria, come ribadito ieri nell’incontro tenuto al ministero del Lavoro.
Numeri che comprendono sia le uscite volontarie sia la sessantina di posizioni coinvolte dall’ammortizzatore sociale che la multinazionale assimila a esuberi strutturali non comprimibili, escludendo di riallocarle in reparto e pure di ricorrere a un ulteriore spezzone di cassa integrazione. Una situazione sulla quale le organizzazioni sindacali Fim, Fiom, Uilm e Fistel Slc Uilcom sono andate in pressing giovedì con uno sciopero di quattro ore in tutti i siti italiani di Nokia, alla vigilia del vertice avvenuto ieri, per sondare la possibilità di “scongiurare soluzioni traumatiche” come concordato nero su bianco nell’accordo sindacale siglato l’estate scorsa.
L’incontro, che ha registrato nuovamente l’assenza del ministero dello Sviluppo economico, duramente stigmatizzata dai sindacati, è durato due ore e ha avuto un’appendice di circa un’ora e mezza di colloquio ristretto tra azienda e ministero del Lavoro, dichiaratosi nuovamente disponibile a concedere altra cassa integrazione. Passaggio che non ha sortito, almeno immediatamente, alcun esito se non il prevedibile aggiornamento della vertenza a mercoledì 11 ottobre, ultimo giorno utile per provare a smussare qualche angolo.
L’azienda punterà a ridurre gli esuberi contando quante più uscite volontarie dell’ultima ora, per quanto forzate visto che l’alternativa resta il licenziamento; i sindacati mireranno a mantenere il livello occupazionale. Sul tavolo c’è anche la cancellazione del sito di Rieti, che con la ventina scarsa di dipendenti, tutti nel novero degli esuberi, rischia di sparire del tutto.
«Alcatel Lucent- Nokia – ha spiegato Laura Giannetti, funzionario Uilm Milano Monza e Brianza – ha già annunciato di non voler ricorrere ad ammortizzatori sociali conservativi dei posti di lavoro, ad esempio una proroga della cassa integrazione straordinaria, ma di valutare solamente il licenziamento dei dipendenti attualmente in cassa. Ancora una volta l’arrivo di nuovi competitors nel mercato di riferimento, con la conseguente necessità di rivedere strategie e costi, rischia di avere come dolorosa conseguenza il taglio di posti di lavoro, con le inevitabili ricadute sociali sui lavoratori».
In sintonia Fiom Cgil: «Verificheremo se da parte dei rappresentanti istituzionali ci saranno dei passi concreti per indurre l’azienda al rispetto degli accordi».