Verti ribadisce i 325 esuberi: «Rammarico per non aver trovato l’accordo, ma è necessario rivedere il modello di business»

La società di assicurazioni del gruppo spagnolo Mapfre ribadisce le alternative offerte ai lavoratori, comunque non ritenute sufficienti dalla controparte per arrivare a un accordo. E spiega nuovamente il suo piano per contenere i costi: ricorso agli strumenti tecnologici, digitalizzazione, esternalizzazione. Un piano che prevede la rinuncia a più di metà del personale
Presidio e corteo lavoratori Verti davanti alla sede di Cologno della società. Molte delle dipendenti sono residenti in Brianza
Presidio e corteo lavoratori Verti davanti alla sede di Cologno della società. Molte delle dipendenti sono residenti in Brianza Fabrizio Radaelli

La trattativa con Fisac Cgil, First Cisl, Fna e Uilca non è andata a buon fine. E i 325 esuberi (su 605 lavoratori) annunciati dall’azienda a metà novembre sono ancora lì, non uno di meno. Verti assicurazioni, però, che ha sede a Cologno Monzese, torna sul confronto con i sindacati per cercare di spiegare la sua posizione.

«La Compagnia -osserva infatti la società del gruppo spagnolo Mapfre in un comunicato- esprime il proprio rammarico per non aver trovato l’accordo con le RSA e con le rappresentanze sindacali nazionali dopo quattro mesi di confronto, rendendo vano il lavoro per arrivare all’adozione di misure condivise di gestione delle eccedenze di personale. Come sempre sottolineato durante i diversi incontri che si sono susseguiti in questi mesi, l’obiettivo di Verti è quello di limitare al minimo l’impatto sociale di questa importante ristrutturazione aziendale che consentirà alla compagnia di continuare a investire sul mercato italiano”.

“Permanendo la pianificata riorganizzazione e le eccedenze di personale” definite dall’azienda, quest’ultima ha dato a i dipendenti, per la maggior parte donne con un’età media di 45 anni, molte delle quali residenti in Brianza, la possibilità di scegliere tra un’incentivazione economica all’esodo su base volontaria, una buonuscita con media di 28 mensilità fino a un massimo di 33 e un “incentivo alla ricollocazione presso altre aziende” che potrebbero assumere 104 persone a tempo indeterminato ma con part time di quattro ore e altre 10 a tempo determinato. Inoltre Verti ha offerto l’accompagnamento all’outplacement con il supporto di una primaria società del settore, per cercare una ricollocazione.

“L’auspicio -continua la società- è di trovare nel più breve tempo possibile la massima adesione da parte dei lavoratori. La necessità di rivedere il modello organizzativo e di business di Verti ha ragioni strutturali.La Compagnia infatti ha bisogno di adeguarsi per affrontare l’evoluzione del mercato, sempre più dinamico e competitivo, e per garantire una crescita futura sostenibile”. Vale a dire l’organizzazione va cambiata ricorrendo a strumenti tecnologici per “offrire la più efficiente – e meno costosa – assistenza al cliente”, ma anche accelerando digitalizzazione ed esternalizzazione delle attività che secondo l’azienda non sono più gestibili all’interno.

Il motivo della ristrutturazione sarebbe da cercare nel calo sensibile dei prezzi dei prodotti (meno 24% la variazione del premio medio RC negli ultimi 7 anni, dal 2014 al 2021),. La parola d’ordine, insomma, è efficientamento, per tagliare i costi fissi. Un piano che significa comunque dare l’addio a 325 lavoratori, più della metà di quelli attuali.