Recovery plan, rivoluzione energetica ed economia circolare. Grandi temi ormai all’ordine del giorno. Ne parla Alberto Dossi, vicepresidente vicario di Assolombarda con delega alla Transizione ecologica. La transizione ecologica è una delle parole d’ordine del Recovery plan e comunque del futuro dell’economia. In cosa deve cambiare l’Italia come sistema?
«Sicuramente il Recovery plan costituisce una grande opportunità per il nostro Paese ed è un importante cambio di passo. Per quanto riguarda la declinazione energetica, è fondamentale avviare un percorso di decarbonizzazione. Bisogna essere consapevoli che stiamo vivendo una vera e propria rivoluzione energetica.
Deve essere chiaro che è necessario ottimizzare i consumi energetici e consumare più energia pulita. Ma per avviare questo processo bisogna investire in efficientamento energetico.
Il settore industriale rappresenta circa il 20% del totale dei consumi nazionali, se si migliorano le prestazioni energetiche si garantisce una maggiore competitività alle nostre imprese. Per essere al passo con gli obiettivi europei 2030 richiamati nel Piano Nazionale Integrato Energia e Clima, le imprese dovranno dare un’accelerazione all’installazione di nuovi impianti alimentati da fonti rinnovabili. Infatti per consumare energia pulita bisogna per prima cosa produrla. Ma ogni investimento legato alla transizione ecologica non può prescindere da un iter autorizzativo efficiente e ben governato ma soprattutto da tempi certi, con un quadro normativo, legislativo e regolatorio chiaro, duraturo nel tempo e abilitante per gli investimenti».
Quali sono le priorità di intervento in termini di settori e modalità per l’approvvigionamento energetico?
«Sulla transizione ecologica in particolare, il Pnrr ha ripreso diverse proposte di Confindustria, una di queste riguarda, ad esempio, il progetto sul riciclo chimico che coinvolge tra gli altri anche il settore cartario, tessile e delle apparecchiature elettriche ed elettroniche. Si pensi infatti al grande tema dell’Economia circolare che ancora oggi fatica a imporsi come visione strategica e che con questo Piano potrà svilupparsi attraverso interventi che tengano conto di innovazioni, impianti e fiscalità. Quanto all’aspetto energetico della transizione, la priorità è sicuramente garantire la fornitura di energia attraverso un servizio adeguato e di qualità, con una produzione decentralizzata dell’energia. La rete dovrà quindi essere flessibile e digitalizzata, capace di gestire i flussi di energia garantendo l’equilibrio tra la produzione e il consumo anche attraverso l’utilizzo di sistemi di storage. Un ruolo strategico potrà svolgerlo l’idrogeno. Su questo fronte sono necessari investimenti per creare le infrastrutture adeguate e permetterne la produzione, lo stoccaggio e il trasporto. L’idrogeno si presta a diversi utilizzi, molto importante è ricordare che potrà consentire la decarbonizzazione dei settori industriali hard to abate (ndr difficile da abbattere) e nella mobilità per quanto riguarda i veicoli pesanti».
Quali le ricadute possibili sotto l’aspetto occupazionale?
«Saranno necessarie nuove figure professionali per tutte le attività di cui ho parlato. Ci sono settori nuovi che potranno intraprendere un percorso di sviluppo di tecnologie come la filiera dell’idrogeno che in Italia rappresenta tutta la catena del valore (dalla produzione, alla distribuzione, allo stoccaggio fino agli usi finali) e altri settori, come l’oil & gas che dovranno riorganizzare e riorientare i propri modelli di business in chiave green. Credo più in generale che passare da un approccio produttivo lineare a un approccio circolare implicherà la ridefinizione dell’organizzazione aziendale. Su questo l’esperienza dello smart working d’emergenza sta accelerando nelle aziende l’implementazione di modelli organizzativi basati sulla digitalizzazione dei processi e sull’innovazione di prodotto. Sono necessarie anche nuove figure capaci di garantire un funzionamento coordinato e adeguato tra le diverse attività e i sistemi di gestione ambientale e dell’energia aziendale«.
Le risorse sono adeguate? Il sistema é pronto per la rivoluzione energetica senza intoppi burocratici?
«Sicuramente alla transizione ecologica sono state affidate importanti risorse e vanno sfruttare al meglio. Per adempiere agli obiettivi del 2030, sarà necessario uno sforzo importante verso lo snellimento e la velocizzazione dei procedimenti autorizzativi. Il piano, per la transizione ecologica prevede interventi specifici di accelerazione delle procedure riguardanti la Valutazione di Impatto Ambientale, l’autorizzazione di impianti per il riciclo dei rifiuti, l’efficientamento energetico degli edifici (superbonus) e la rigenerazione urbana (edilizia urbanistica)».