Tutto è cominciato nel 1957 a Barzanò dal genio di Peppino Sacchi, folgorato da un’intuizione che ha portato la Sacchi elettroforniture, ora a Desio, a un fatturato di 482 milioni nel 2017. L’idea “meravigliosa” era questa: portare agli elettricisti della Brianza il materiale necessario per lavorare senza che dovessero andare personalmente a rifornirsi a Milano o da qualche altra parte. E allora il fondatore dell’azienda ha cominciato a girare per la Brianza con la sua mitica Seicento multipla a portare cavi, prese e altro ancora a chi ne aveva bisogno per eseguire gli interventi commissionati dai clienti.
Da allora di acqua sotto i ponti ne è passata tanta: ora la Sacchi, con le controllate Comel e D.m.e., dispone di una rete di 58 punti vendita in 4 regioni italiane e di un Centro Logistico automatico in grado di gestire più di 50 mila articoli. Dando lavoro a oltre mille collaboratori.
Il testamento di Peppino – Peppino, personaggio che incarna più di ogni altro l’essenza della Brianza e i valori legati alla fede e alla cultura del fare, non c’è più, è deceduto a gennaio a 88 anni, ma il suo spirito è rimasto. E non solo perchè la sua azienda (gestita dai figli Maurizio e Paolo e passata il 28 giugno alla francese Sonepar, leader mondiale del settore mantenendo però identità, ragione sociale, gruppo dirigente e la famiglia Sacchi come azionista) recita ancora una parte di primo piano nello scenario delle forniture elettriche nel Nord Italia , ma perchè mantiene un’organizzazione del lavoro che si ispira ai suoi principi. Sì, perchè la Sacchi non si segnala solo perchè è una società solida, ma anche per aver creato una Onlus per destinare una parte dei proventi a sostenere progetti per i disabili, comprare defibrillatori, ambulanze, aiutare associazioni di volontariato e chi più ne ha più ne metta. Una fondazione intitolata a Gerolamo Sacchi, padre di Peppino, si occupa di questo.
Il budget – «Ogni filiale o funzione dispone di un budget assegnato – spiega Marco Valera, direttore delle risorse umane – e propone a quali associazioni destinare le donazioni. Poi nella pausa pranzo invitiamo qui o nelle varie filiali i rappresentanti delle associazioni cui andranno i fondi per conoscerli direttamente e farci spiegare la loro attività». Contestualmente viene consegnato l’assegno con la cifra stabilita. Un modo, anche questo, per restare vicini al territorio. Anche perchè capita che i progetti segnalati siano quelli in cui gli stessi dipendenti prestano la loro opera come volontari o che hanno come promotori persone che loro conoscono bene.
Nel 2016 le associazioni sostenute sono state 113. Un aiuto andato a realtà come Caritas, Abio, Comitato Maria Letizia Verga e altre ancora. Anche in questo caso i numeri sono di rilievo: la fondazione si è resa protagonista nel tempo dell’adozione a distanza di 160 bambini, mettendo a disposizione 300mila euro l’anno per attività sociali. Aiuti finiti in tutto il mondo, in tutti i continenti, e usati per sostenere il progetto Gemma che garantisce aiuti alle donne che si trovano da sole ad affrontare una gravidanza.
Welfare e giovani – «Siamo anche stati tra i primi a prestare attenzione al welfare – continua Valera – facendo attenzione ai dipendenti e alle loro esigenze. Sarà anche per questo che l’indice di turn over è bassissimo».
Sacchi, azienda ad alta automazione, ha un programma anche per i giovani: ogni hanno vengono inseriti nuovi diplomati, che compiono un percorso formativo per accrescere le proprie competenze nei diversi ambiti aziendali: in tre anni così sono arrivate 70 persone, 52 di queste sono state confermate.