Il popolo dei voucher. Sono minimo 18.500 – ma la stima è al ribasso – i lavoratori di Monza e Brianza retribuiti con i “buoni” della discordia. Il dato è stato diffuso lunedì 27 febbraio da Cgil Mb durante una conferenza stampa dedicata alla presentazione delle iniziative che saranno messe in campo per sostenere i due referendum (abolizione del voucher e responsabilità del committente) e il disegno di legge d’iniziativa popolare promossi dal sindacato guidato da Susanna Camusso.
La Brianza, su questo fronte, ha già inviato a Roma 62.571 firme certificate e si prepara a mettere in campo un piccolo esercito – circa 1.500 persone fra dipendenti e volontari pensionati – per le iniziative d’informazione sul territorio.
Nell’occasione è stato fatto il punto sulla situazione in Brianza e i dati – fonte Cgil per il 2015 – fotografano una provincia piazzata al quinto posto, a livello regionale, per ciò che concerne l’utilizzo dei voucher.
In totale, lo scorso anno, sono stati venduti 1 milione 436mila voucher, pari al 6,86% del totale. Cifra destinata a lievitare, come dimostra anche la progressione dal 2010 al 2016 dei committenti: da 121 a 5.818. Monza e Brianza arrivano dopo Varese (1,9 milioni), Bergamo (2,2 milioni), Brescia (3,2 milioni) e Milano (5,9 millioni) in fatto di voucher venduti. Che, tradotto in soldoni, significa, per Monza e Brianza, 14.364.030 euro di valore complessivo lordo. Se si guarda alle categorie che maggiormente stanno ricorrendo a questa modalità di retribuzione si scopre che se commercio e servizi rappresentano rispettivamente il 17,57% e il 17,04% del totale, le attività non classificate (coprono il 44,79%.
«I voucher che erano stati proposti per attività saltuarie – spiega Maurizio Laini, segretario generale di Cgil Mb – sono utilizzati per la metà da attività non classificate, ossia da quelle che non rientrano nel novero delle previste per il voucher stesso. In Cgil incontriamo ogni giorno lavoratori che provengono da ogni settore, in particolare nei cantieri edili dove ci sono i contratti collettivi di lavoro». La differenza fra contratto e voucher, per i sindacati, è ovvia: «Niente garanzie, niente malattia, niente ferie, nessun diritto».
Le segnalazioni non mancano, precisano dal sindacato, ma di fatto sono rarissimi i casi di vertenza: «Perché i lavoratori non hanno in mano nulla – precisa Simone Pulici, della segreteria Cgil – La particolarità di questi lavoratori è che non c’è documento. Non c’è lettera di incarico, non c’è niente. Quindi si deve ragionare solo sul campo dei testimoni. Ed è facile capire quanto sia difficile trovarne».
Insomma, un cortocircuito contro il quale Cgil si è proposta di mettere un punto. Definitivo. Il sindacato non si fermerà nemmeno per l’arrivo del Papa. Al contrario. Da via Premuda assicurano che proprio il giorno dell’arrivo in città del Pontefice – in accordo con la Curia – Cgil sarà a distribuire volantini al Parco ed è già in corso di preparazione un cartello che sarà esposto durante la visita di Papa Francesco. Per quanto riguarda la data dei referendum, il sindacato ha già chiesto al prefetto, incontrato giovedì scorso, che solleciti il governo affinché le consultazioni referendarie si tengano in concomitanza con le eventuali elezioni politiche: «Sarebbe uno spreco di soldi che cadessero in giornate diverse». La forchetta è stata fissata fra il 15 aprile e il 15 giugno.