Reddito di cittadinanza: Brianza a quota 2.500, ma c’è chi alla fine lo rifiuta

L’esercito del reddito di cittadinanza in Brianza arruola 2.500 persone. Lo dicono i dati ufficiali dell’Inps che hanno preso in considerazione le domande giunte entro il 31 marzo. Ma c’è anche chi lo rifiuta: «Mi danno 40 euro, non li voglio»
Monza Sportello comunale Reddito cittadinanza
Monza Sportello comunale Reddito cittadinanza Fabrizio Radaelli

L’esercito del reddito di cittadinanza in Brianza arruola 2.500 persone. Lo dicono i dati ufficiali dell’Inps che hanno preso in considerazione le domande giunte entro il 31 marzo. Quelle accolte, infatti, sono state 2.422 con altre 74 in via di definizione. Un numero destinato a crescere perchè per presentare le richieste non ci sono scadenze: gli appuntamenti fissati dai Centri di assistenza di Cgil e Cisl, ad esempio, tra i più gettonati per chi vuole una mano nella preparazione e nell’invio delle pratiche, sono ancora molti e al netto delle domande che verranno respinte (finora in provincia non ne sono state accettate 1.282) c’è da aspettarsi qualche altro reddito concesso. Gli esperti, a dir la verità, quelli dei sindacati, forse si aspettavano qualcosa di più consistente in termini numerici.


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Monza non è certo uno dei territori in cui l’attesa per il provvedimento varato dal governo Conte per volontà dei 5 Stelle era più alta. E la Brianza, infatti, è solo la sesta provincia lombarda per domande accolte (in regione sono state oltre 37mila) , dopo Milano, Brescia, Pavia, Varese e Bergamo. Niente orde barbariche, quindi, all’assalto dei centri di assistenza fiscale, anche se poi, alla fine, il lavoro per gli operatori non è mancato.

«Abbiamo inserito 220 domande – spiega Silvia Magni, del Caf Cisl Monza Brianza Lecco – e abbiamo ancora in programma una cinquantina di appuntamenti. Tra quelli che hanno presentato la domanda solo una decina ci hanno comunicato se era stata accolta o meno. Qualcuno se l’è vista respingere, ma in questi casi le persone devono chiedere spiegazioni all’Inps».

Il dopo-domanda, d’altra parte, può essere gestito direttamente dagli interessati che devono attendere l’invio, da parte delle Poste, della Carta Rdc con tanto di Pin, e rendere la Did, dichiarazione di immediata disponibilità al lavoro. Infine arriverà anche la convocazione del Centro per l’impiego per sottoscrivere il patto per il lavoro.

«Sono stati sicuramente accolte – continua Magni – le domande monoreddito e mononucleo. In alcuni casi, nonostante la presenza di un Isee inferiore a 9.360, il reddito di cittadinanza non è stato concesso perché c’era un reddito in famiglia che superava i limiti previsti».

Come nel caso di una famiglia di cinque persone (madre, padre e tre figli) di cui si è occupata proprio la Cisl: la richiesta della moglie non è andata a buon fine perché l’Isee era effettivamente sotto il tetto fissato dalla legge ma in famiglia c’era un reddito di 22mila euro, sopra la soglia per la concessione della “cittadinanza”.

Numeri un po’ più consistenti per la Cgil Monza Brianza e per il sui Caaf: 640 domande elaborate e già inviate, ma anche altri 468 appuntamenti da qui fino alla fine di giugno di persone che sono intenzionate a presentare la loro richiesta. Un lavoro che nei primi quindici giorni di aprile ha dovuto fare i conti con problemi tecnici che hanno complicato l’attività degli impiegati chiamati ad occuparsi di queste pratiche. In quel periodo, infatti, dopo la conversione in legge del decreto da parte del Parlamento, i terminali sono rimasti bloccati a causa di aggiornamenti da parte dell’Inps. Motivo per cui le domande sono state raccolte in forma cartacea ed elaborate in forma digitale solo successivamente.

«In generale le domande sono meno di quelle che ci aspettavamo – spiega Eliana Schiadà, della Cgil Monza Brianza – Le hanno presentate persone che già avevano usufruito in precedenza del reddito di inclusione, ma anche disoccupati di lungo corso, giovani. Tra i 468 appuntamenti prenotati poi ce ne sono 83 che riguardano le pensioni di cittadinanza: il 20 per cento circa, non sono poche. Per quanto riguarda le domande presentate non sappiamo quante siano andate a buon fine. Nessuno, comunque, finora, è tornato da noi per dire che la domanda gli è stata respinta».

C’è poi il tema delle cifre che vengono erogate: secondo i dati ufficiali dell’Inps oltre il 70% degli assegni supera i 300 euro, mentre quelli compresi fra 300 e 750 euro sono la metà. Qualcuno, il 21%, supera anche questa cifra, ma c’è anche un 7% che prende solo tra i 40 e i 50 euro.

«Mi hanno riconosciuto il reddito di cittadinanza ma mi danno 40 euro al mese. La carità non la voglio. E pensare che questo Governo l’ho anche votato. Ho votato Salvini. Cosa promettono a fare se poi i risultati sono questi? Mi hanno preso per il culo. Non vado più a votare: 40 euro sono un affronto, una pagliacciata». È una telefonata a “il Cittadino” di un uomo di 52 anni, inviperito. È disoccupato, vive con i genitori che percepiscono pensioni minime e quando si è visto riconoscere il reddito di cittadinanza ha pensato di poter contribuire al bilancio familiare grazie a questa nuova entrata. Non sapeva ancora qual era l’importo che gli spettava: 40 euro, appunto.
«Sono indignato, speravo che mi dessero almeno 100 euro o qualcosa di più, avrei pagato qualche bolletta. Le pensione di mia madre (580 euro) va per l’affitto, viviamo con quella di mio padre. Questa cifra è un’elemosina, non li voglio. Non trovo lavoro perchè mi dicono che sono vecchio, speravo nel reddito di cittadinanza. Ma con questi soldi cosa ci faccio?».