Monza: Star e Panem casi complicati, ma l’alimentare brianzolo regge

Si è svolto nella sede della Scuola agraria del Parco di Monza il congresso Della Fai Cisl Monza Brianza Lecco. Star e Panem sono i casi più complessi ma il comparto alimentare e agricolo in Brianza per ora regge
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fai cisl Paolo Rossetti

Stesso segretario per nuove sfide. Perché questo è un comparto che nel territorio brianzolo presenta luci e ombre, aziende ben consolidate e punti critici. Una situazione complessa e variegata che si troverà appunto ad affrontare la rinnovata segreteria della Fai Cisl Monza Brianza Lecco, la struttura che segue il settore alimentare e agricolo.

Enzo Mesagna, 50 anni, è stato confermato come responsabile della Fai brianzola e lecchese. La segreteria, in carica per il prossimo quadriennio, è formata anche da Giuseppina Magni e Stefano Bosisio. Una «squadra» scelta al termine del secondo congresso territoriale Fai Cisl Monza Brianza Lecco, svoltosi ieri nella Scuola di Agraria del Parco di Monza. Al congresso hanno partecipato anche Mohamed Saadi, componente della segreteria nazionale Fai, Massimiliano Albanese, segretario generale Fai Lombardia, e Rita Pavan, segretaria generale Cisl Monza Brianza Lecco. In Brianza gli addetti del comparto alimentare e agricolo sono, rispettivamente, circa 4mila e 2mila. Le imprese alimentari in Brianza sono 400. Mesagna, in Cisl dal 1995, era stato eletto responsabile della Fai Cisl Monza Brianza Lecco nel marzo 2013.

«Ci troviamo di fronte – spiega il segretario generale – a una situazione in chiaroscuro. Abbiamo delle realtà molto positive, rappresentate, per esempio, dalla Bonomelli di Dolzago e dalla Granarolo di Usmate. Ma abbiamo pure casi complicati, come la Star di Agrate e la Panem di Muggiò. Noi operiamo da un lato per preservare l’occupazione, dall’altro puntiamo ad agevolare la crescita delle aziende di eccellenza». «L’export del settore – ammette Massimiliano Albanese, segretario Fai Lombardia – va bene. La vetrina di Expo ha indubbiamente giovato. I consumi interni, invece, soffrono ancora».