Il frigorifero da buttare via ha un valore. Tanto che non sempre segue i percorsi di smaltimento corretti previsti dalla legge ma finisce in canali paralleli dove “rende” di più. E questo succede in 4 casi su 10 (in Brianza anche di più). Con tanti saluti alla tutela dell’ambiente e alla sicurezza domestica.
È quanto emerge da una ricerca condotta da Altroconsumo e da Ecodom (uno dei maggiori consorzi deputati alla raccolta dei raee, i rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche).
Il test. I due organismi hanno voluto fare un test sul campo. Hanno preso 205 “grandi raee” (frigoriferi, congelatori, lavatrici, lavastoviglie, asciugatrici) da buttare e vi hanno inserito un segnalatore satellitare gps in modo da riuscire a seguire il percorso fatto da ognuno degli elettrodomestici. Perché il sospetto, suffragato infatti dai risultati che diremo, è che spesso il raee (dal più grande come il frigorifero al più piccolo, il caricabatterie o la lampadina) non segua il percorso legale.
Il quale prevede in sostanza due canali: la consegna del raee a una piattaforma ecologica (in genere gestita da un Comune, da una municipalizzata o da un consorzio) o il ritiro del raee da parte di un negoziante. In entrambi i casi la destinazione finale dovrebbe essere un impianto di trattamento dove il raee viene smontato, le materie prime (metalli, gas, cavi elettrici ecc.) recuperate e i residui inquinanti smaltiti. Ad oggi Ecodom riesce a recuperare l’85 per cento dei materiali dei raee reinserendoli nel ciclo produttivo. Purché, naturalmente, il raee giunga davvero all’impianto di trattamento.
I risultati. È quello che non sempre succede, come la ricerca col gps dimostra. Su un campione valido di 174 apparecchi (in 31 casi il gps ha interrotto anticipatamente la trasmissione o il raee è tuttora in viaggio), solo 107 hanno raggiunto un impianto autorizzato di smaltimento. Gli altri 67 (il 39 % del totale) sono finiti in impianti non autorizzati, in mercatini dell’usato o in abitazioni private.
Sette erano gli apparecchi targati Monza Brianza. Di questi, 4 sono stati smaltiti correttamente in servizi comunali, tre sono finiti invece da rottamai non autorizzati.
Perché un raee rischia di finire da un rottamaio anziché in un centro di trattamento autorizzato? «Perchè -risponde Giorgio Arienti, brianzolo, direttore generale di Ecodom (nella foto)- fare questo costa meno: il rottamaio tratta il raee come fosse tutto metallo e non come insieme di componenti da recuperare. Ma così facendo non si recuperano materie prime e non si smaltiscono correttamente le sostanze inquinanti».
E l’approdo ai mercatini dell’usato o direttamente in case private, come evidenziato dalla ricerca ? «A volte il frigorifero o la lavatrice buttati escono illegalmente dalle isole ecologiche e vengono rivenduti così come sono, senza verifiche. Pensiamo quindi al pericolo cui si espone chi li riutilizza. Banalmente, una scossa elettrica, se non di peggio».