Solidarietà per le lavoratrici della Canali di Carate Brianza anche con la visione di un film. C’era anche l’attrice Ottavia Piccolo lunedì sera al teatro Villoresi di Monza per l’iniziativa «Lavoro: i diritti e la dignità» organizzata da Cisl e Cgil confederali e di categoria Femca e Filctem con la proiezione di “7 Minuti” di e con Michele Placido. L’attrice, che nel film interpreta una delegata sindacale impegnata con le colleghe in una difficile e tormentata vertenza realmente vissuta in Francia, ha indossato un camice da lavoro uguale a quello vestito dalla rappresentanza delle 130 lavoratrici coinvolte dalla chiusura entro fine anno della divisione Eraclon.
«Il film – ha spiegato l’attrice – non racconta storie lontane, ma ciò che sempre più spesso succede nel nostro Paese e non solo. Al termine dello spettacolo a teatro succedeva che in camerino venissero persone a dire, “è proprio quello che sta succedendo nella mia fabbrica, nel mio territorio”. Un film non può dare soluzioni, ma può dare una speranza. In ogni caso, tenetemi informata, voglio sapere che cosa succede».
Le iniziative sindacali puntano a convincere l’azienda a sedersi a un tavolo di confronto a ad aprire una trattativa. Una speranza che potrebbe concretizzarsi nei prossimi giorni. «C’è ancora la possibilità – ha precisato Massimo Ferni, segretario generale Femca Cisl Monza Brianza Lecco – di fare un passo indietro. Dico alla proprietà che c’è ancora tempo per cambiare idea e per sedersi a un tavolo per discutere». Alla serata hanno partecipato anche i parlamentari Lucrezia Ricchiuti, Roberto Rampi e Davide Tripiedi, don Sergio Massironi responsabile della Pastorale del Lavoro di Milano, Roberto Invernizzi, presidente della Provincia di Monza, Rita Pavan, segretaria generale Cisl Monza Brianza Lecco, e Maurizio Laini, segretario generale Cgil Monza Brianza.
Nel pomeriggio una delegazione aveva incontrato in Provincia il sottosegretario allo Sviluppo economico Ivan Scalfarotto.
Nei giorni scorsi intanto è emerso che «sono una quarantina le lavoratrici della divisione Eraclon che hanno malattie professionali». Lo hanno detto i sindacati durante l’assemblea pubblica convocata lo scorso lunedì nel municipio caratese e interamente dedicata al caso Canali.
«Ci sono persone che hanno più di una problematica. Ci sono dipendenti che sono partite dal tunnel carpale, per poi passare all’epicondilite e alle lesioni alle spalle. Alcune di loro hanno subito interventi».
Una così alta percentuale nella sede di via del Valà «si spiega con il fatto che le lavoratrici hanno scelto di non restare nel silenzio e di fare denuncia per ottenere il riconoscimento della malattia professionale». Un riconoscimento accertato dopo il dovuto iter, garantendo un certo grado di copertura assicurativa Inail e la possibilità di esenzione su alcune prestazioni sanitarie legate alla malattia professionale (che si porteranno oltre la pensione).
«Va riconosciuto che negli ultimi anni, l’azienda ha messo in atto una serie di provvedimenti per migliorare le condizioni di sicurezza e per garantire le pratiche di prevenzione – hanno spiegato i sindacati – Ma questa attenzione è arrivata in differita rispetto all’insorgere delle malattie», dovute principalmente a mansioni ripetitive e di sollecitazione continua di determinate parti del corpo.
Sul fronte aziendale, la malattia professionale potrebbe “costare” per eventuali integrazioni sul fronte assicurativo e per il fatto che il dipendente con malattia professionale non ha più il “comparto di malattia” (il numero di giorni massimo di malattia oltre i quali si può risolvere il rapporto di lavoro).