Un software che non va, un sito bloccato per giorni, scadenze continuamente prorogate e studi costretti agli straordinari per rispettare i tempi. Il solito caos della burocrazia statale stavolta riguarda lo spesometro, lo strumento introdotto contro l’evasione fiscale dell’Iva che prevede la comunicazione di tutte le fatture per acquisti o vendite da parte delle imprese. Una situazione contro la quale anche i commercialisti brianzoli, insieme agli altri Ordini lombardi hanno fatto sentire la loro voce, esasperati da quella che è solo l’ultima delle magagne di un fisco chiaro a parole ma pasticcione e confusionario nei fatti. Lo spiega Federico Ratti, presidente dell’Ordine dei dottori commercialisti e degli esperti contabili di Monza.
Da cosa è nato il caos per lo spesometro?
Lo spesometro con cadenza annuale esisteva già, ma è cambiato leggermente, diventando semestrale. La cosa più importante è la sostanziale modifica del software per l’invio dei dati, oltretutto rilasciato con un grosso ritardo dal Ministero. Per questo motivo la prima scadenza, del 18 settembre, è stata ufficialmente rinviata al 28 settembre. Poi il patatrac. Il 20 settembre il sito del Ministero è andato in tilt. Qualunque commercialista abilitato poteva accedere alle aree e visionare dati fiscali sensibili di qualunque contribuente digitando un codice fiscale. La pronta segnalazione del nostro Consiglio Nazionale ha permesso al Ministero di intervenire: sito bloccato per quattro giorni, in cui non abbiamo potuto inviare alcunché. Da qui l’ulteriore “differimento”, termine tecnico per dire che abbiamo 7 giorni in più senza sanzioni. Queste norme servono per migliorare l’efficienza dei controlli dello Stato e ritengo siano corrette e anche efficaci, ma se viene introdotta una novità, almeno sia condivisa, testata e funzionante.
In queste condizioni è difficile organizzare il lavoro.
L’organizzazione del lavoro è la prima sfida per il futuro delle professioni intellettuali e per i commercialisti i costi di questo spesometro sono molto elevati: abbiamo dovuto studiare, formare i nostri dipendenti, comprare software specifici, fare straordinari, noi e i nostri dipendenti. Nella migliore delle ipotesi ribalteremo i costi sui nostri clienti, ma spesso rimangono a carico degli studi. Lo Stato ha risparmiato a spese dei contribuenti e dei professionisti. Cerchiamo di lavorare a vantaggio del nostro tessuto economico, composto da commercianti, artigiani, piccoli industriali, che ogni anno sono costretti a spendere cifre sempre maggiori per far fronte ad adempimenti fiscali assurdi, mentre come commerciaisti potremmo essere più utili con consulenze per migliorare le loro aziende.Inoltre, consideri che lo spesometro di cui si parla riguarda l’invio di dati raccolti nei primi 6 mesi dell’anno, quindi il software è arrivato dopo che i dati erano stati registrati. Così abbiamo scoperto che alcuni, la cui registrazione non era obbligatoria, erano diventati indispensabili. Quindi, doppio lavoro!
Il problema della burocrazia non riguarda solo lo spesometro.
Il fisco è pieno di esempi: per la dichiarazione dei redditi, ogni anno c’è una proroga, di solito comunicata a ridosso della scadenza. Il motivo: i software ministeriali non sono pronti, hanno qualcosa che non funziona altre scempiaggini. Ma quest’anno hanno raggiunto il limite: la scadenza per pagare le tasse è stata il 30 giugno: nel pomeriggio del 20 luglio il sottosegretario Luigi Casero ha fatto firmare al Ministro un decreto di proroga al 20 luglio, cioè il giorno stesso della firma. Non è uno scherzo. Provi a mandare a sua moglie i fiori per l’anniversario 20 giorni dopo, dicendo che c’è una proroga.La nostra amministrazione è sempre in ritardo. Per quanto riguarda lo spesometro già a dicembre avevamo detto che così non avrebbe funzionato. Abbiamo fatto una manifestazione su questo tema, anche qui a Monza. Inascoltati, come sempre. Pensi poi a quelle norme agevolative che non hanno alcun riscontro fiscale. Prendiamo le Srl semplificate: si paga un po’ meno al momento della costituzione, poi gli adempimenti fiscali sono gli stessi delle altre Srl.. Ma allora dov’è la semplificazione? In Inghilterra fino a 75mila sterline non si applica l’Iva per la complessità degli adempimenti che andrebbero chiesti. Succede sempre così, il legislatore introduce la norma, ma poi viene interpretata da altri. Le vere leggi le fanno quei tecnici ministeriali che spiegano la norma, cambiando il suo significato originario. Il Governo, poi, ha fatto risparmi sui controlli e le verifiche fiscali per 2 miliardi. L’Ocse ha osservato che i costi sono stati semplicemente trasferiti dal Fisco al cittadino.
La scadenza dello spesometro verrà rispettata in Brianza?
La maggior parte dei commercialisti in Brianza ha mandato o sta mandando gli ultimi spesometri. Ma a che prezzo? Nella nostra zona ci rimbocchiamo le maniche, testa bassa e lavorare. Parlando con gli Ordini di altre zone d’Italia mi dicono che la situazione è un po’ differente: la proroga serve sennò non si va avanti. Non per indolenza, ma perché se da noi è difficile ribaltare i costi, in alcune zone è impossibile e i Commercialisti non si possono permettere straordinari. Dal 3 settembre, il software del ministero manda messaggi a chi invia gli spesometri con indicato lo scarto dell’invio. Di solito in questi casi c’è il motivo dello scarto, in questo caso non c’è. In realtà è un errore, l’invio dello spesometro è andato a buon fine, ma per un disguido dicono che non lo è. Nei prossimi giorni lo sistemeranno, nel frattempo (a voce) dicono di non preoccuparsi. Insomma, il software si è inceppato di nuovo.